Il Sole 2.10.16
La coperta corta dell’extra-deficit tra sisma, migranti e spinta al Pil
di Dino Pesole
L’extradeficit
è certificato, e il Governo si appresta a chiedere il preventivo via
libera al Parlamento. Passaggio obbligato, come prevede la “legge
rinforzata del 2012”, per deviare dalla traiettoria fissata in
precedenza. La somma dei vari addendi fisserà così l’asticella del
deficit 2017 al 2,4% del Pil: 3,2 miliardi in più, quale effetto della
revisione al rialzo dal precedente target (1,8%) al nuovo obiettivo
programmatico (2%) - deviazione resasi necessaria a causa della frenata
del Pil - cui andranno ad aggiungersi 7,7 miliardi, pari allo 0,4% del
Pil, frutto dell’auspicata, nuova “flessibilità” europea. Con quale
destinazione? Al momento – secondo quanto ammette lo stesso ministro
dell’Economia, Pier Carlo Padoan – lo 0,4% di deficit in più
“rappresenta un margine entro il quale ricomprendere le spese
necessarie”. Il riferimento è in prima battuta ai costi da sostenere per
le emergenze terremoto e migranti, ma in realtà i conti esatti su come
utilizzare questo extradeficit sono in via di definizione. Sarà la legge
di Bilancio a mettere a punto l’intero quadro delle misure in cantiere e
a fissare l’importo finale della manovra, che al momento oscilla
attorno ai 25 miliardi. Di certo – come ribadisce la Nota di
aggiornamento al Def appena trasmessa al Parlamento - nei saldi della
manovra andranno iscritti i 15,1 miliardi necessari a evitare che dal
prossimo anno scattino le clausole di salvaguardia (aumento di Iva e
accise), previste dalle precedenti leggi di stabilità. Operazione
finanziata tenendo conto che già in maggio la Commissione europea ha
autorizzato l’incremento del deficit 2017 dal precedente 1,4% (1,1 nella
stima di partenza) all’1,8 per cento. Anche l’ulteriore margine dello
0,2% indicato dalla Nota di aggiornamento servirà a tale scopo portando
così il totale del nuovo indebitamento destinato a neutralizzare le
clausole allo 0,9% del Pil (appunto circa 15 miliardi). Esaurito il
capitolo delle vecchie clausole, si aprirà il cantiere della manovra
vera e propria, vale a dire degli interventi diretti a finanziare gli
interventi in via di perfezionamento, dagli 1,5 miliardi previsti per il
pacchetto previdenziale nel primo anno, alle misure di sostegno
all’economia. Tra queste la proroga del superammortamento del 140% per
l’acquisto di nuovi beni strumentali da parte delle imprese, nonché il
finanziamento ex ante del taglio dell’Irpef che scatterà dal 2018. Se
tutto il maggior deficit, ascritto per ora nominalmente alle voci
terremoto e migranti, verrà effettivamente utilizzato a tal fine, ne
consegue che la manovra di sostegno alla crescita dovrà essere
interamente finanziata con tagli alla spesa e maggiori entrate. La dote
della spending sarà in realtà più contenuta e sull’utilizzo
dell’extradeficit vi è da tener conto dell’orientamento di Bruxelles,
che assimila le spese per i migranti, al pari degli interventi urgenti
per il terremoto, a delle una tantum per importi decisamente più
contenuti rispetto ai 7,7 miliardi previsti dal Governo. Da qui il
possibile utilizzo dell’extradeficit anche per coprire altre misure, se
opportunamente motivate. Nel caso delle spese per il piano “Casa
Italia”, si potrebbe invocare lo spazio non utilizzato quest’anno
(0,25%) della clausola sugli investimenti. Esercizio comunque complesso,
da verificare con gli uffici della Commissione, e dall'esito incerto.