il manifesto 2.10.16
Sinistra in campo: “Stavolta No”
Verso
il referendum. Un'affollata piazza Ognissanti per la partenza della
campagna di Sinistra italiana. Senza i sindaci arancioni ma con Nichi
Vendola: "Mi sento di dire No per una Costituzione che è bellissima, e
che ancora deve essere attuata". Dai costituzionalisti Caretti,
Carlassare e Calvi agli europarlamentari Cofferati e Maltese, dagli
studenti medi e universitari alla Fiom, tutti in difesa della Carta. "E
il No - ricorda Fratoianni - può cancellare anche una pessima legge
elettorale".
di Riccardo Chiari
FIRENZE Gli
ombrelli rossi con la scritta “Stavolta No” restano nelle fodere, le
gocce di pioggia cadono su un’affollata piazza Ognissanti solo alla fine
della manifestazione in cui Sinistra italiana avvia la sua campagna
referendaria. Con le assenze dei sindaci arancioni – Pisapia, Zedda,
Doria – e con un Nichi Vendola in gran forma: “Ci tenevo a lasciare la
mia vita privata per un momento, oggi, perché mi sento di dire No nel
nome della verità. Per una Carta che è bellissima, e che non è ancora
stata attuata”. Lo saluta un’ovazione. Gli applausi di una piazza di
militanti pronti a volantinare, organizzare iniziative, parlare con i
tanti indecisi e convincerli, prima di tutto, a votare: “Dobbiamo farci
carico noi dell’abbandono del voto – segnala sul punto Sergio Cofferati –
e spiegare che bisogna andare. Votare secondo coscienza ma votare. Per
evitare che, come successo in Emilia Romagna, voti solo il 37% e loro
poi dicano: ‘che importa, tanto abbiamo vinto noi’. Poi, per la nostra
coerenza, si vota No”.
Anche il segretario Cgil dei tre milioni al
Circo Massimo viene applaudito a scena aperta. Effetto di una antica
sintonia con il mondo del lavoro, che lo porta a sottoporsi a selfie su
sulfie. Chiesti dai compagni vecchi e nuovi del sindacato, ma anche da
ragazzi che nel 2003 andavano all’asilo. Fotografie di una
manifestazione bella e piacevole nonostante la durezza dello scontro
politico. E il rischio, sempre presente, di una stanca liturgia. Un
pericolo sventato dalla richiesta di sintesi – sei minuti a testa – e
dall’esperienza tv di Luca Telese, conduttore pronto anche a ricordare
particolari che poi si dimenticano. Dalla fiducia sull’italicum (“come
solo sulla legge Acerbo e la legge truffa nel 1953”), alla sostituzione
di Speranza e Bersani dai loro ruoli parlamentari per l’approvazione
della riforma e dello stesso italicum.
Fra la folla, e dietro le
quinte, si discute del confronto televisivo di poche ore prima fra Renzi
e Zagrebelsky. Non ci si fanno illusioni: “Lui sa stare in tv e sugli
slogan è quasi imbattibile”. Allora ben venga Lorenza Carlassare:
“Questa riforma è basata solo su menzogne. La più pesante, quella che
offende, è quando dicono che non si tocca la prima parte della
Costituzione. Non è vero, a partire dall’articolo 1 quando dice che ‘la
sovranità appartiene al popolo’. Invece si cercano di eliminare i canali
di trasmissione, di non far arrivare le voci dissonanti.
Ricordiamocelo: se non c’erano Landini e la Corte Costituzionale, la
Fiom non aveva più la possibilità di far sentire la sua voce in
fabbrica”.
Salgono e scendono dal palco Paolo Caretti e il
presidente fiorentino dell’Anpi, Ubaldo Nannucci. Sandra Bonsanti e
Guido Calvi, Tommaso Grassi e Tommaso Fattori, il sindaco sestese
Lorenzo Falchi e Curzio Maltese, cui si deve un efficace cammeo di
Matteo Renzi: “La legge elettorale? Sei mesi fa era la più bella del
mondo, ha anche cacciato il suo capogruppo alla Camera per farla
approvare, e ora invece dice che non gli piace. E’ l’eterno trasformismo
della politica italiana. Il peggiore: perlomeno Berlusconi sbagliava in
proprio, lui fa quello che gli dicono di fare i burattinai”. Burattinai
di gran potere, ricorderanno poi Nicola Fratoianni e Carlo Freccero,
che regala un evergreen: “L’attuale disegno di riforma è stato steso
sotto le direttive della banca Jp Morgan, che ha definito ‘comuniste’ le
costituzioni dei paesi del sud Europa”. Poi Marchionne e Confindustria:
“Da lavoratrice – ricorda una giovane delegata Fiom – vi ricordo che
Confindustria si è schierata a favore della riforma. Dicendo che se
vincesse il No si aprirebbe una fase apocalittica… Ecco, se si è
indecisi da che parte stare, è molto più facile capire da che parte non
stare”.
Da che parte stare lo sanno bene i giovanissimi della Rete
degli studenti medi, gli universitari dell’Udu e gli Studenti di
sinistra fiorentini. Mentre Pippo Civati attacca: “La Costituzione non è
merce di scambio, la nostra ditta è la Repubblica Italiana”. La partita
non è facile: “Nella storia di questo paese – segnala Arturo Scotto –
non è mai accaduto che le ambasciate fossero trasformate in comitati
elettorali”. Ma si può vincere, a dirlo è uno che se ne intende:
“Diciamo No perché non ci piacciono le guerre e l’ingiustizia sociale –
ricorda Renzo Ulivieri – noi siamo ancora quelli che vogliono cambiare
il mondo. E la nostra Costituzione, nei suoi valori fondanti, ci guida.
Il vero problema è quello di attuarla”.