venerdì 28 ottobre 2016

Il Sole 28.10.16
La lunga paralisi di un continente in profonda crisi
risponde Adriana Cerretelli

Gentile Cerretelli,le confido un anomalo stato d’animo, ma purtroppo forse assai rappresentativo di un profondo solco scavato da una lacerante crisi economica ”importata”(figlia della finanza d’assalto targata “stelle e strisce”), i cui devastanti effetti hanno poi messo a nudo la fragilità strutturale del collante che garantiva gli equilibri del Vecchio continente,cioè la fiducia reciproca.Vede, quando la politica nazionale non rispondeva ai bisogni, alle aspettative, ai sogni dei propri cittadini, ci si consolava e ci si incoraggiava, orientando lo sguardo oltre le Alpi, con l’auspicio che la ratifica di un provvedimento comunitario, potesse spazzare via “lacci e lacciuoli” da sempre fedeli compagni di viaggio del nostro sistema-Paese e potesse consentire un miglioramento della nostra qualità della vita. Ora purtroppo,questo sensato processo si è invertito, si considera Bruxelles e d’intorni, come un covo ostile di tecnocrati privi di lungimiranti visioni globali e rappresentativi di politiche poco attinenti ai reali bisogni attuali, e ci si rifugia in contesti nazionalistici, privi di felici sbocchi. Ed effettivamente sarà così, come sicuramente l’Europa ha necessità di un forte restyling, di una rinnovata governance e tutto ciò che ne consegue. Ma tale rivoluzione riformista, deve nascere dal basso e trasferire i propri bisogni e le proprie legittime ambizioni, tramite adeguati strumenti di trasmissione della volontà popolare, senza farsi intercettare dai vari millantatori di assurde politiche ostili alla vitale comunione dei popoli e dei loro rispettivi diritti e doveri. Chissà se le reale necessità in gioco, saranno talmente sentite fino al punto di poter spazzare via le malsane politiche nazionastiliche.
Marinella Magnani

Cara Magnani, purtroppo l’Europa sta vivendo uno dei momenti più difficili della sua storia. Il disagio dei suoi cittadini si incrocia con la crisi della democrazie rappresentativa che abbiamo conosciuto per decenni e con i crescenti sentimenti anti globalizzazione che si mescolano confusamente a quelli anti europei. A peggiorare le cose, una raffica di elezioni e referendum: prima in Italia e Austria poi in Olanda, Francia e Germania. Come dire che, nonostante le sue tante emergenze, economiche e migratorie in primis, la macchina Europa resterà a lungo paralizzata. Il che certo non aiuterà a ritrovare presto un po’ di buon senso collettivo.