Il Sole 28.10.16
Il disgelo Colle-Cavaliere in vista del referendum con l’obiettivo stabilità
Mattarella
sta cercando di creare le condizioni migliori per favorire il dialogo
tra il Colle e le forze politiche sia se dovesse vincere il “sì” ma
soprattutto se dovessero vincere i “no”.
di Lina Palmerini
Non
c’era mai stato un incontro tra Sergio Mattarella e Silvio Berlusconi.
Ieri è stata la prima volta di un faccia a faccia che sembra sia stato
inseguito da un po’ di tempo e che solo per ragioni di calendario è
capitato ieri. Ma il caso - se di caso si è trattato - si è inserito con
perfetta coerenza in un contesto che il capo dello Stato sorveglia con
attenzione. Manca poco più di un mese al 4 dicembre, data del
referendum, ed è chiaro che l’incontro di ieri è una tappa di
avvicinamento al giorno fatidico. A cui Mattarella si prepara cercando
di creare le condizioni migliori per favorire il dialogo tra il Colle e
le forze politiche sia se dovesse vincere il “sì” ma soprattutto se
dovessero vincere i “no”.
Al Quirinale dicono che fa parte del
“mestiere” del capo dello Stato impegnarsi per costruire un clima
disteso, che è certo quello di cui ci sarà bisogno se Renzi dovesse
mancare la vittoria referendaria perché è chiaro che a quel punto tutto
l’equilibrio politico attuale verrebbe messo in discussione. Non solo il
Governo ma anche la maggioranza che lo sostiene. Servirà creare un
altro equilibrio, magari allargando il perimetro dell’attuale coalizione
almeno fino a quando non ci sarà una nuova legge elettorale. Anche se
il vero obiettivo del Quirinale è arrivare alla scadenza naturale della
legislatura, nel 2018, per garantire una stabilità necessaria per tutto
il prossimo anno che sarà costellato da elezioni europee mentre si
aspetta l’esito di quelle americane.
Il faccia a faccia di ieri è
stato quindi un disgelo necessario e cercato da entrambi, dal Cavaliere e
dal Colle, per iniziare un primissimo scambio di idee sulla tenuta del
sistema per il “giorno dopo”. C’era insomma la consapevolezza che
sarebbe stato piuttosto strano incontrarsi la prima volta solo dopo il
referendum, dopo non essersi parlati per anni. Si è quindi riallacciato
un rapporto politico, si è trovata un’interlocuzione per non lasciare
che l’improvvisazione guidi quest'ultimo mese di campagna elettorale e
l’indomani dell’esito referendario.
Tra l’altro il significato è
ancora più forte se si ricorda che la rottura tra Berlusconi e Renzi fu
determinata proprio dalla scelta che il premier fece su Mattarella al
Quirinale. È infatti da quel giorno del gennaio 2015 che non si sono più
create le condizioni per un colloquio. Colloquio che invece ieri è
stato piuttosto riservato visto che erano solo in tre: il capo dello
Stato, Berlusconi e Gianni Letta. Di certo non si sono disegnati nel
dettaglio gli scenari futuri ma lo scambio di idee potrebbe servire
anche a smussare i toni di una campagna referendaria che spesso sono
troppo apocalittici e aggressivi. Riportare, insomma, il test popolare
su un binario più razionale e comprensibile per i cittadini che non
devono pensare a un “prima” e un “dopo” se vincono i “no” o se perdono.
A
sbloccare davvero i rapporti tra i due sembra però che sia stato un
evento più umano che politico: cioè l’apprezzamento del Cavaliere per le
telefonate di Mattarella all’indomani del suo primo intervento cardiaco
nel giugno scorso. Un interessamento che ha colpito il leader di Forza
Italia e che è stata una ripresa dei contatti dopo il gelo durato anni.
Prima che la realpolitik referendaria mettesse d’accordo le agende di
entrambi.