giovedì 20 ottobre 2016

Il Sole 20.10.16
L’audizione. «Va rafforzata la collaborazione con Anac»
Raggi all’Antimafia: «Trovato far west, lotta al malaffare»
di Manuela Perrone

ROMA Riforma della macchina amministrativa, che «deve essere ancora bonificata» dalla corruzione. Controllo «al setaccio» del bilancio, perché su conti e appalti «abbiamo trovato il far west». Rafforzamento della collaborazione con Anac con un nuovo protocollo. Ricognizione del patrimonio di Roma Capitale, perché «non si conosce: per anni è stato affidato a società esterne». Ieri in audizione alla commissione Antimafia - nell’ambito di un ciclo di incontri con i comuni sciolti per infiltrazioni mafiose o commissariati e poi tornati al voto, come la capitale - la sindaca Virginia Raggi ha snocciolato le armi con cui intende combattere il malaffare e «sradicare il sistema Mafia Capitale».
«La parola d’ordine è discontinuità», ha promesso Raggi. Ma il percorso è lastricato di ostacoli. Ci sono da gestire i dipendenti coinvolti nell’inchiesta Mafia Capitale: «Abbiamo attivato i procedimenti disciplinari. Ma i dirigenti ce li teniamo, perché questo dice la legge». Cruciale sarà la loro rotazione, prevista entro il 31 ottobre, e la riforma della macchina amministrativa appena avviata. Decisivo sarà lo stop annunciato alla giungla di affidamenti diretti e proroghe: arriverà uno scadenzario e riaprirà l’ufficio di audit per supervisionare. Sui rifiuti Raggi è stata generica: «Non c’è e non ci sarà nessuno spazio per le mire e le attività della criminalità organizzata». È mancato il tempo per rispondere alle tante domande dei membri dell’Antimafia sull’assessora all’Ambiente Paola Muraro, indagata, e sugli incontri del deputato M5S Stefano Vignaroli con il ras delle discariche Manlio Cerroni. La seduta è stata aggiornata alla prossima settimana. Nessun cenno della sindaca a Ostia, municipio sciolto per mafia. Frecciate dal senatore Pd Stefano Esposito. «Su Ostia e rifiuti lacune inaccettabili», ha commentato il collega dem Franco Mirabelli.
Ma restano i conti il tasto dolente: i 230 milioni di debiti fuori bilancio, «di cui - ha detto Raggi - dobbiamo capire qualità e atti presupposti», le partecipate «usate come bancomat», lasciando un’eredità «di 1,7 miliardi a carico del bilancio», la «situazione disastrosa del patrimonio». E proprio sui conti ieri è riesploso il giallo della relazione di fine mandato 2013-2015 dell’ex sindaco Ignazio Marino, sparita dai radar, che per legge avrebbe dovuto essere sottoscritta entro due mesi dal termine dell’incarico e pubblicata sul sito del comune. Rispondendo alla seconda interrogazione presentata alla Camera da Gian Luigi Gigli, deputato di Demos-Centro democratico, il ministro Alfano ha riferito: «Raggi ha reso noto che il documento è alla visione dell’ex sindaco per la sottoscrizione». Vero. Ma Marino ha ricordato di essere stato lui a sollecitare lo scorso settembre il comune, «dormiente da un anno» (prima con Tronca, poi con Raggi). La relazione gli è stata consegnata dal Campidoglio il 15 settembre. E solo ieri il ragioniere generale Stefano Fermante e la vicesegretaria generale Mariarosa Turchi gli hanno trasmesso l’attestazione della «correttezza dei dati e dei contenuti riportati», come da lui chiesto. «Al mio rientro a Roma firmerò», afferma l’ex sindaco, ieri a Reggio Emilia per la presentazione del suo libro. E si saprà, come insinua Gigli, se «dietro la relazione ci sia qualcosa, forse, di indicibile».