Corriere 20.10.16
Sì alla legge sulla pensione delle toghe
Protesta l’Anm
di Giovanni Bianconi
Quando
c’era da mettere la fiducia al Senato sulla legge di riforma del
processo penale, come chiedeva il ministro della Giustizia Orlando,
Matteo Renzi disse che non poteva farlo perché voleva ascoltare le
critiche avanzate dal presidente dell’Associazione nazionale magistrati
Piercamillo Davigo. E in attesa dell’incontro tra il premier, il
Guardasigilli e il capo dell’Anm, tutto s’è fermato. Ma ieri, al momento
di fare la stessa mossa sul decreto legge sulla deroga all’età
pensionabile di alcuni alti magistrati della Cassazione, ugualmente se
non più contestato da Davigo e dal «sindacato delle toghe», il governo
non ha avuto remore: la fiducia è stata messa e il provvedimento è
diventato legge senza cambiare nulla. Nonostante fosse stato tacciato di
incostituzionalità, sia dalla stessa Anm sia dall’apposita commissione
del Senato. I magistrati si sono sentiti presi in giro, perché appena il
giorno prima avevano chiesto al governo di aspettare almeno l’incontro
di lunedì prima di approvare il decreto; dopo ci sarebbero stati ancora
quattro giorni di tempo per eventuali modifiche concordate. Niente. In
questo caso il presidente del Consiglio non ha tenuto nel minimo conto i
rilievi di Davigo e colleghi. «È una scelta che ci disorienta»,
protesta ora l’Anm, proprio per il fatto che non solo non s’è tenuto in
nessuna considerazione il merito delle critiche, ma alla vigilia della
riunione «il decreto è stato frettolosamente convertito senza
discussione parlamentare. Il settore giustizia, per effetto di questa
legge di dubbia costituzionalità, oggi ha compiuto un grande passo
indietro». È probabile che le rimostranze abbiano una eco nell’incontro
del 24 ottobre, anche se gli argomenti sul tappeto sono tanti e i
magistrati non intendono fermarsi al solo rammarico per il presunto
sgarbo subito. Quanto alla possibile incostituzionalità del decreto —
che permette di lavorare un altro anno solo ai magistrati ai vertici di
alcuni uffici giudiziari, con una disparità di trattamento rispetto agli
altri colleghi, anch’essi con incarichi direttivi — l’eventuale
giudizio della Consulta che potrebbe essere chiamata in causa
arriverebbe non prima di un anno. Senza alcun effetto: proroga scaduta e
giudici prorogati già in pensione.