Il Sole 19.10.16
Riforme. Tra oggi e domani la decisione, probabilmente sul «merito»
Il referendum divide i giudici del Tar sul tavolo anche lo spacchettamento
di Antonello Cherchi Donatella Stasio
ROMA
Giudice civile e giudice amministrativo potrebbero pronunciarsi sul
quesito referendario nello stesso giorno, cioè domani. La decisione del
Tar Lazio è infatti ulteriormente slittata e le indiscrezioni dicono che
potrebbe arrivare tra oggi e domani. In quest’ultimo caso, si
incrocerebbe con il verdetto del Tribunale civile di Milano, chiamato a
pronunciarsi in via d’urgenza su un analogo ricorso, in discussione,
appunto, domani. Lo stesso Tribunale civile di Milano, poi, tornerà
sulla questione il 27 ottobre, quando discuterà il ricorso proposto
dall’ex presidente della Consulta, Valerio Onida.
Domani, quindi,
si potrebbero avere due giudici che si dichiarano entrambi competenti
sulla stessa materia. La questione preliminare da risolvere riguarda
infatti la competenza giurisdizionale: si tratta di stabilire se il
decreto di indizione del referendum (cioè il Dpr emanato il 27 settembre
2016 su proposta del Presidente del consiglio dei ministri, di concerto
con i ministri dell’Interno e della Giustizia), nel quale è riportato
il quesito, sia un atto amministrativo (che il Tar può quindi anche
sospendere) o invece un «doveroso atto politico vincolato», come tale
insindacabile; o, ancora, un provvedimento lesivo del diritto
fondamentale dell’elettore alla libertà di voto (per questo profilo, di
competenza del giudice ordinario). C’è chi ritiene che la giurisdizione
di un giudice escluda l’altra e chi, come Onida, le considera invece
parallele, tant’è che si è rivolto contestualmente al Tar e al
Tribunale.
Al momento, di certo c’è soltanto che la seconda
sezione-bis del Tar della capitale, presieduta da Elena Stanizzi, è in
conclave da due giorni, dopo l’udienza di lunedì nella quale sono state
sentite le parti (tra gli altri, gli avvocati Giuseppe Bozzi, Enzo
Palumbo e Luciano Vasques: i primi due anche a titolo personale in
qualità di cittadini-elettori e, insieme, al terzo, come rappresentanti
di Vito Crimi, M5S, e di Loredana De Pretis, Si). Due giorni di camera
di consiglio, se non tre o addirittura quattro, lasciano presumere che
la questione preliminare sulla competenza giurisdizionale sia stata già
risolta in maniera affermativa. E che dunque il collegio sia passato a
esaminare il contenuto del ricorso, nel quale si chiede, in via
principale, l’annullamento del decreto di indizione del referendum
(perché nel quesito non sono indicati i singoli articoli sottoposti a
revisione costituzionale) e, in via subordinata, la rimessione degli
atti alla Corte costituzionale (perché la legge sul referendum del 1970
non consente all’elettore di esprimersi sui singoli articoli o parti
della riforma), ma previa sospensiva del provvedimento (e quindi della
procedura referendaria in corso).
È possibile che in queste ore il
Tar stia quindi già scrivendo le motivazioni della decisione di merito.
Infatti, a differenza di quanto accade nei ricorsi in materia
elettorale - per i quali è prevista la pubblicazione della decisione
nello stesso giorno dell’udienza - in questo caso il tempo impiegato sta
a significare che i giudici stanno ancora discutendo. O scrivendo.
Inevitabile
il tam tam delle indiscrezioni. Tra queste, quella secondo cui il
collegio si starebbe vivacemente confrontando sull’opzione della
sospensiva, previo ricorso alla Consulta. O quella secondo cui i giudici
sarebbero invece orientati per lo spacchettamento del quesito
referendario in funzione delle diverse parti della riforma. In questa
direzione va, peraltro, anche il ricorso di Onida, che però non è stato
ancora discusso davanti al Tar.