Il Sole 19.10.16
Braccio di ferro con Bruxelles sul deficit strutturale all’1,6%
di Gianni Trovati
La
cifra più importante del programma di bilancio italiano pubblicato ieri
dalla Commissione è a pagina 35, e recita «-1,6%». È il deficit
strutturale del 2017, cioè il risultato del bilancio pubblico al netto
delle misure una tantum, e si trova quattro decimali sopra l’1,2% di
quest’anno. La trattativa con Bruxelles si concentrerà qui. Il ministro
Padoan: la Ue valuterà, ma siamo in regola; crescita e tagli alle tasse
permanenti, nessuna «mancia».
Più dei numeri complessivi,
influenzati dalle misure congiunturali sia di entrata sia di spesa, a
misurare le prospettive della finanza pubblica è infatti il dato
strutturale: e i controllori europei si aspettavano al massimo una
replica del risultato 2016. Come sulle entrate (si veda Il Sole 24 Ore
di ieri), anche sulle spese è destinato ad accendersi un dibattito su
quali voci siano da etichettare come «strutturali» e quali no. Dal
calcolo strutturale, secondo l’Italia, andrebbero escluse le uscite per
terremoto e migranti, tagliando il conto di quasi 7 miliardi (lo 0,4%
del Pil): «L’ultima valutazione tecnica - spiega con una certa cautela
lessicale il documento mandato da Roma alla Commissione - pare
suggerire» che questa spesa «possa essere classificata come posta
straordinaria».
A definire il giudizio europeo sarà dunque il
dibattito sulla natura di entrate e uscite, che ha un aspetto filosofico
ma si gioca su un terreno politico. Da Bruxelles fanno sapere che il
caso italiano è «difficile», ma che il dialogo «rimane aperto» con la
volontà di «trovare un accordo». «I numeri andranno valutati - spiega
dal canto suo il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan - ma a nostro
avviso siamo in regola» anche perché il deficit complessivo al 2,3%,
messo in programma per il 2017, è «il più basso da molti anni». Il
confronto con l’Europa secondo Padoan «sarà come al solito molto franco e
molto severo, ma io mi aspetto che si applichino le regole, alcune
delle quali sono veramente astruse».
Migranti e terremoto, come
detto, sono le voci su cui questo meccanismo dovrà esercitarsi. Per
gestire l’immigrazione l’Italia mette in programma per l’anno prossimo
una spesa da 3,7 miliardi (con un aumento del 15% rispetto a oggi) vale a
dire 2,8 miliardi in più rispetto «a una situazione priva di
emergenza». Un fenomeno di queste dimensioni, che per di più non
determina prospettive di crescita dell’economia perché per la maggior
parte dei migranti l’Italia è un luogo di passaggio verso altri Paesi,
secondo il documento italiano dovrebbe far escludere dal Patto «tutto lo
sforzo messo in campo» per l’emergenza, e non solo la spesa aggiuntiva
rispetto all’anno prima. La stessa lettura estensiva torna per le
conseguenze del terremoto di agosto, che oltre agli aiuti destinati alle
zone interessate impone «l’assunzione indifferibile di un’azione
straordinaria di messa in sicurezza del territorio nazionale». E la
sostanza della richiesta italiana è proprio nell’aggettivo
«straordinaria» che accompagna questa spesa, (cifrata in un passaggio
del documento nello 0,3% del Pil per un delicato refuso che secondo
l’Economia sarà corretto a 0,2%).
La partita a scacchi con la
commissione Ue si svolge su una manovra che secondo le cifre indicate
nel programma di bilancio vale 26,3 miliardi di euro. La differenza con i
27 miliardi annunciati sabato dal governo si incontra alla voce
«pubblico impiego»: rinnovo dei contratti, assunzioni e stabilizzazione
degli 80 euro per militari e polizia valgono secondo il documento
intorno al miliardo di euro, invece degli 1,9 miliardi scritti nelle
slide presentate nella conferenza stampa dopo il consiglio dei ministri
di sabato. Per le cifre definitive, però, bisognerà aspettare il testo
della legge di bilancio, che secondo il calendario ufficiale il governo
dovrebbe mandare in Parlamento entro domani anche se un ritardo appare
ormai scontato.
Nell’impostazione dichiarata da Padoan, comunque,
la manovra continua «il consolidamento della finanza pubblica» e
«sostiene la crescita, dando risorse per le imprese ma anche per il
sociale». Sulle prospettive di crescita all’1% per il prossimo anno,
intanto, ieri è arrivato il via libera dell’Ufficio parlamentare di
bilancio, che con un deficit al 2,3% considera l’obiettivo ottimista ma
raggiungibile, anche se non mancano gli «elementi di rischio» date «le
persistenti incertezze che dominano» la congiuntura interna e
internazionale».