Il Sole 13.10.16
Spagna, un nuovo governo Rajoy
Dieci mesi di stallo. Madrid verso la soluzione della crisi politica mentre l’economia continua a crescere a un ritmo del 3%
di Luca Veronese
Grazie all’astensione della vecchia guardia socialista, atteso il «sì» del Parlamento
Il
nuovo Governo conservatore di Mariano Rajoy riceverà il via libera del
Parlamento il 29 ottobre. E sarà l’astensione della vecchia guardia
socialista a far passare la fiducia. Pedro Sanchez, il segretario del
Psoe cacciato per essersi opposto in tutti i modi alla nascita di un
Esecutivo conservatore, ha pochi dubbi: «Ce l’hanno fatta, sono riusciti
a riprendere il partito e ora sono pronti a fare accordi con il nostro
avversario, con la destra conservatrice che abbiamo sempre contrastato.
Ancora devo capire bene perché lo fanno ma spero che non sia solo per la
smania di conservare il potere», ha confidato ai suoi fedelissimi
l’ormai ex leader del Partido socialista obrero espanol, spaccato in due
e mai così in difficoltà nella sua storia.
Dopo dieci mesi senza
Governo, la Spagna potrebbe uscire dalla crisi politica a poche ore dal
termine del 31 ottobre, oltre il quale, in mancanza di un accordo tra le
diverse formazioni, il Parlamento verrebbe sciolto automaticamente e
diverrebbe inevitabile il ricorso a un nuovo voto, il terzo in un anno, a
Natale. L’economia continua a stupire: l’Fmi ha appena rivisto al
rialzo le stime sul Pil che, nel 2016, dovrebbe aumentare del 3,1 per
cento. Ma c’è da definire in tempi rapidi una legge di bilancio che
riesca a contenere il deficit pubblico: il ministro dell’Economia, Luis
de Guindos, ha già spiegato che in mancanza di aggiustamenti il deficit
si attesterà al 3,6% del Pil, contro il 3,1% concordato con Bruxelles, e
ha avvisato che il nuovo Esecutivo sarà obbligato a intervenire con
misure urgenti per recuperare circa 5,5 miliardi di euro. Ieri i
rendimenti dei titoli del debito spagnolo sono tornati a salire come non
accadeva da tre settimane con il decennale all’1,14 per cento.
Re
Felipe VI ha annunciato che effettuerà un nuovo giro di consultazioni
con i leader dei partiti tra il 24 e il 25 ottobre. Il primo voto della
Camera dovrebbe tenersi il 26 o il 27 ottobre, se non verrà raggiunta la
maggioranza assoluta sarà convocato entro due giorni un secondo voto,
nel quale per la fiducia sarà sufficiente la maggioranza semplice,
quindi il 50% più uno dei votanti. Ed è lì che l’astensione dei
cosiddetti baroni socialisti diventerà determinante.
Nell’incastro
di date che dovrebbero risolvere in extremis il vuoto politico di
Madrid, il passaggio cruciale sarà dunque quello di domenica 23 ottobre,
quando si riunirà il Consiglio federale del Psoe per decidere come
comportarsi di fronte alla proposta di un nuovo Governo Rajoy. A guidare
il fronte dell’astensione - e quindi il gruppo di chi è pronto a
sostenere seppure indirettamente Rajoy, per senso di responsabilità o
per opportunità politica - c’è Susana Diaz, governatrice dell’Andalusia e
grande favorita nella corsa alla segreteria, che ha accusato Sanchez di
avere «podemizzato il partito». Nonostante gli ordini di partito, con
Sanchez e quindi con il fronte del «No è no!» a ogni costo a Rajoy, sono
rimasti almeno 50 deputati sugli 85 ottenuti dal Psoe a giugno: in
molti tra loro hanno già dichiarato pubblicamente che non seguiranno le
indicazioni dei vertici socialisti, «costi quel che costi» perché «non
disposti ad appoggiare la destra» e invece favorevoli a «un Governo di
rinnovamento nazionale» che dovrebbe coinvolgere anche Podemos e
Ciudadanos.
Lo scontro senza precedenti nel Psoe finirà comunque
per favorire Rajoy. In Parlamento, il leader conservatore che ha guidato
il Paese dal 2011 può contare sul sostegno di Ciudadanos e di Coalicion
Canaria, quindi ha già dalla sua parte 170 deputati sui 350 complessivi
e gli bastano 11 astensioni dei socialisti per raggiungere la fiducia.
Rendendo inutile l’opposizione di Sanchez, oltre a quella di Podemos e
dei movimenti indipendentisti rappresentati nelle Cortes Generales. Nel
caso, davvero improbabile, che invece la Spagna finisse per ricorrere a
nuove elezioni, i sondaggi sono concordi nel confermare i Popolari come
partito più votato, prevedendo invece un disastro per i socialisti con
la perdita di 20 seggi e il sorpasso a sinistra di Podemos.
«La
cosa migliore che posso fare in questo momento è starmene in silenzio»,
ha detto ieri Rajoy, confermando il suo carattere prudente e schivo, ma
dando anche la sensazione di non volere compromettere la nascita di un
Governo che dopo lunghi mesi vede finalmente possibile. «Non posso
parlare, vedremo, ma sono moderatamente ottimista», ha aggiunto entrando
al Palazzo Reale per la Fiesta de la Hispanidad, con la quale il Paese
iberico celebra la scoperta dell’America. «Non possiamo portarci troppo
avanti con i piani, vediamo cosa succederà: la data cruciale sarà il 23
ottobre», ha detto Rajoy, già pregustando il regalo di investitura della
vecchia guardia socialista.