La Stampa 13.10.16
Se la Francia riscopre le ideologie
di Cesare Martinetti
Destra
e sinistra non erano morte? Non sembrava superata la divisione
novecentesca che ha ferocemente separato il mondo, l‘economia e la
cultura per oltre un secolo? Niente affatto. Nella durissima corsa alla
presidenziale francese che si svolgerà nella prossima primavera, tutto
si gioca su questo antico crinale. Un wrestling politico appena
cominciato e già caldissimo, con colpi sopra e sotto la cintura.
L’ultima
scoperta è che, secondo un’indagine d’opinione pubblicata da Le Monde,
una significativa fetta di sinistra si appresta ad andare a votare alle
primarie della destra per impedire che Nicolas Sarkozy vinca la
candidatura che gli consentirebbe di giocarsi la rivincita sul 2012,
quando venne sonoramente sconfitto da François Hollande. Perché così
accaniti contro Sarkò che ha già tanti guai giudiziari? Perché si dà per
scontato che Marine Le Pen sarà al ballottaggio. E dunque l’elettore
più machiavellico della gauche non troverebbe affatto strano mescolarsi
alla destra per evitare di doversi trovare in primavera a votare per il
politico più odiato contro la figlia del vecchio duce del fascismo
francese.
È successo nel 2002 quando toccò votare Chirac per
sbarrare la strada a Jean-Marie Le Pen arrivato inaspettatamente al
ballottaggio. Allora finì 82 a 18 per il vecchio leader gollista, ma
siccome la storia si ripete solitamente sotto forma di farsa, non è
affatto detto che finirebbe così. E poi tra Chirac e Sarkozy c’è una
bella differenza: quest’ultimo ha ormai rincorso il Front National su
tutti i terreni, dalla preferenza nazionale fino all’abolizione del menu
per i bambini musulmani nelle scuole. Cosa che Chirac non ha - e non
avrebbe - mai fatto.
Al momento l’unico sicuro di battere la Le
Pen al ballottaggio, sempre secondo i sondaggi, è Alain Juppé, il più
forte competitor di Sarkozy alle primarie. È il vero erede politico di
Chirac, sindaco di Bordeaux, moderato, freddo e razionale, di
solidissima cultura europeista. Ma si tratta di un altro paradosso
perché il Juppé ora diventato un leader di sostituzione (in mancanza
d’altri) della gauche in funzione anti-Sarkozy, tra il ’95 e il ’97 era
il primo ministro della destra che ha battuto record di impopolarità.
Scioperi e proteste fino alle elezioni anticipate che furono un
plebiscito per la sinistra rosso-verde di Lionel Jospin.
Sono
dunque gli elettori di sinistra che potrebbero regalare la candidatura
al vecchio nemico Juppé? Possibile perché le primarie della destra - lo
scrive oggi Mediapart - si stanno trasformando in un referendum
anti-Sarkozy. Anche perché il modello delle primarie è stato copiato in
tutto e per tutto dall’Italia, dove a ogni giro si denunciano
infiltrazioni di gruppi: i cinesi a Milano, la camorra a Napoli, etc.
Per votare basta firmare una dichiarazione generica sui principi e
versare due euro al partito. Il gioco si presta a manipolazioni e
sospetti.
A sinistra, aspettando di vedere che farà Hollande,
intanto si moltiplicano le candidature, tutte dichiaratamente «di
sinistra», a cominciare da Arnaud Montebourg che di Hollande fu ministro
dell’Economia. Il programma arriva a prevedere parziali e temporanee
nazionalizzazioni per le imprese che delocalizzano il lavoro all’estero.
Il suo successore (ora anch’egli dimissionario, in vista - forse -
della presidenziale) Emmanuel Macron, unico vero volto nuovo della
partita, si presenta invece come il rappresentante del nuovo orizzonte
liberal, oltre destra e sinistra. Ma cosa sono ormai l’uno e l’altra?
Nemmeno il vecchio filosofo teorico della «Nouvelle droite» Alain De
Benoist se la sente di rispondere e, interrogato da «le1», se la cava
con una battuta: «Si chiama destra tutto ciò che non è sinistra».