mercoledì 12 ottobre 2016

Il Sole 12.10.16
Campidoglio. Il testo sul tavolo di Colomban, pronto per l’approdo in aula
Con la riforma della governance via i «poltronifici» nei Cda
Roma, modello Olivetti per le municipalizzate
Le linee guida dei consiglieri M5S: partecipazione dei lavoratori e proposte dal basso
di Manuela Perrone

ROMA Partecipate capitoline modello Olivetti. Con una forte partecipazione dei lavoratori e strumenti adeguati per favorire sempre di più «proposte dal basso». Nelle linee guida sulle società messe a punto dal gruppo di lavoro ad hoc dei consiglieri comunali Cinque Stelle - sul tavolo del neoassessore Massimo Colomban e pronte per l’approdo in Aula - si mette nero su bianco il sogno pentastellato di una rivoluzione delle partecipate romane. Quella galassia di oltre 80 tra municipalizzate e fondazioni che nel tempo si sono rivelate una gigantesca fonte di sprechi e di debiti: soltanto le 37 società dirette censite nella nota integrativa allegata all’ultimo bilancio di previsione firmato dalla gestione dell’ex commissario Tronca costano al comune 1,67 miliardi. E le tre maggiori - Ama (rifiuti), Atac (trasporti) e Roma metropolitane - hanno accumulato un rosso di 2,8 miliardi. Il disallineamento tra partite creditorie e debitorie nei rapporti tra il Campidoglio e le partecipate ha prodotto un buco di un miliardo nei conti di Roma Capitale. La sindaca Virginia Raggi ha promesso che «si metterà ordine», Colomban ha assicurato che «si cercherà in tutti i modi di farle funzionare», aggiungendo: «Se in alcuni casi serviranno partnership con i privati per migliorare i servizi, perché no?».
Il documento dei consiglieri M5S non entra nel merito delle scelte politiche che, ricordano, appartengono all’assessore. «Lavoreremo però a stretto contatto con lui per illustrare le nostre proposte», spiega Angelo Sturni, vicepresidente della commissione Personale del Campidoglio. È lui, insieme ad Alisia Mariani, ad aver lavorato alla filosofia organizzativa che dovrà guidare il riassetto delle società. «Il faro è l’attuazione dell’articolo 46 della Costituzione - afferma - per ricostruire nelle aziende un senso di comunità. Gli strumenti operativi sono ancora al vaglio, anche a livello giuridico, perché in questo caso stiamo parlando di società pubbliche. È l’inizio di un percorso, che porteremo avanti con la massima trasparenza coinvolgendo anche i sindacati». Ed è la trasposizione a livello aziendale «di quel che fa il M5S attraverso il blog, la piattaforma Rousseau e la partecipazione diretta dei cittadini». Che nelle intenzioni dei consiglieri dovranno essere a loro volta sempre più coinvolti per controllare e valutare la qualità dei servizi.
I pentastellati rivendicano la necessità di armonizzare le razionalizzazioni previste dal testo Madia «con le sfumature del M5S», come sostiene il capogruppo Paolo Ferrara. Dunque bene una riforma della governance che interrompa «il poltronificio dei Cda» con il passaggio ad amministratore unico e direttore generale, come già avvenuto per Atac e Ama (anche se la prima è ancora orfana di Dg e la seconda di amministratore). Ma «abbiamo anche intenzione di valorizzare di più le risorse aziendali attingendo internamente anche per alcune figure di direttori generali, invece di chiamare sempre super manager esterni». Insomma: più riqualificazioni che tagli. Ma anche controlli incisivi, magari coinvolgendo l’Anac. Nessuno si sbilancia invece sulla necessità di portare avanti le cessioni delle società non strategiche e in perdita per cui il processo di smantellamento è già in corso.
Intanto Raggi, che oggi sarà a Bari all’assemblea Anci, ha annunciato la riforma della macchina amministrativa del Campidoglio per dare spazio «a merito, trasparenza e produttività»: un riordino delle strutture centrali e territoriali, i cui dirigenti saranno individuati tramite interpello. E un bando per attribuire gli incarichi di posizione organizzativa privilegiando i titoli.