il manifesto 9.10.16
Jobs Act, precari, voucher: scontro tra governo e Cgil
Camusso:
«Ancora austerità nella manovra». Poletti: «585 mila posti risultato
importante». Corso Italia: «Se vincerà il No al referendum non ci sarà
l’invasione di cavallette»
di Roberto Ciccarelli
Due
mondi distanti e in conflitto sul Jobs Act, la legge di bilancio e,
entro certi termini, sul referendum costituzionale del 4 dicembre. Ieri,
la seconda giornata della Biennale dell’economia cooperativa a Bologna,
lo scontro a distanza tra la segretaria generale della Cgil Susanna
Camusso e l’ex presidente di Legacoop e Alleanza delle cooperative, ora
ministro del lavoro, Giuliano Poletti si è acceso sul Jobs Act. Come
sempre a dividere sono i numeri della riforma sulla quale Renzi ha
puntato per farsi accreditare come interlocutore da Bruxelles. La Cgil
fa un’analisi realistica e precisa dei magri risultati governativi.
Poletti ripropone la logica aritmetica del male minore: meglio pochi
posti di lavoro che nulla in una crisi che ha imposto due leggi: quella
della crescita «anemica» e quella della crescita senza occupazione
fissa.
L’INTERPRETAZIONE DEI NUMERI rinvia a un problema molto
sostanzioso: il governo ha affidato «18 miliardi di euro» pubblici in
tre anni alle imprese « per poter permettere al presidente del Consiglio
di dire che ha qualche centinaia di migliaia di occupati in più. Se
facciamo due conti, una spesa straordinaria con un risultato minimo –
sostiene Camusso – Con tutto il rispetto per le persone, riguarda
prevalentemente la fascia degli over 50. Non ha cambiato
significativamente la condizione dei giovani. A una parte dei giovani,
anzi, l’ha peggiorata: sono passati dall’avere dei rapporti atipici a
essere» pagati «a voucher, cioè all’inseguimento di un buono del
tabaccaio. Sul piano generale, i dati del nostro Paese si muovono sullo
zero virgola qualcosa». Sui voucher «ci muoviamo sull’aumento del 100%
ogni anno».
L’ATTACCO AL GOVERNO non si ferma qui, a riprova che
il clima generale – che vedrà molti segmenti della sinistra e dei
sindacati di base in piazza – si sta surriscaldando. Camusso ritiene
insufficiente un tavolo «specifico» sulle pensioni di cui tra l’altro
non condivide la principale proposta: la pensione con il mutuo – l’Ape.
Nemmeno sulla legge di bilancio Corso Italia fa sconti: «Mi pare di
capire che la sua nuova filosofia sarà la riduzione del costo del lavoro
– ha aggiunto Camusso – Il vero crollo, però, non è stato l’aumento del
costo del lavoro ma la diminuzione degli investimenti sia pubblici che
privati. Continuano a ripetere la ricetta dell’austerità, quella che
pensa che basti ridurre i costi, poi salari, poi i diritti dei
lavoratori». Interrogata sul referendum Camusso ha escluso un legame con
l’economia – al contrario di quanto va dicendo il ministro Padoan – e
ha ribadito che la Cgil non aderirà a nessun comitato. In compenso ha
ricordato il suo documento per il «No», non proprio un messaggio
conciliante per il governo. «Se vincesse il No al referendum – ha detto –
non ci sarà l’invasione delle cavallette».
POLETTI SI È DIFESO
con il vangelo di circostanza usato dall’esecutivo: da quando è in
carica ci sono 585 mila occupati in più, cifra ben più alta degli
occupati registrati da quando il Jobs Act è entrato in vigore il 7 marzo
2015: «Sono un risultato importante non fosse altro perché ne abbiamo
persi un milione negli anni precedenti: piccolo o grande è una misura
per ognuno di noi relativa» ha detto Poletti. Il ragionamento
attribuisce al Jobs Act un ruolo più ampio di quello che ha avuto: la
quota dei neoassunti con il «contratto a tutele crescenti» è una piccola
percentuale in un oceano di contratti a termine e lavori occasionali.
Tra l’altro, trascura i saldi tra i contratti, la tipologia
dell’occupazione, oltre al fatto che il totale dei nuovi occupati è
inferiore al 2014, quando il Jobs Act non c’era.
SUI VOUCHER
Poletti si è limitato ad affermare che «il problema lo abbiamo
affrontato con una norma che obbliga alla tracciabilità. Se risolverà il
problema saremo felici se è, invece, non lo risolverà siamo pronti a
mettere le mani su questa vicenda». Il piccolo cabotaggio di governo non
rassicurerà la maggioranza del milione e 380 mila percettori dei buoni
lavoro nel 2015 che opera in nero e, solo in parte, viene pagata con i
voucher. Il governo pensa di sconfiggere il mostro che ha contribuito a
creare con un Sms dei committenti.