il manifesto 8.10.16
Boschi, rissa con Salvini. D’Alema: no in tv con Renzi
Riforme.
La ministra prima rifiuta, poi deve accettare il confronto su La 7.
L'ex presidente del Consiglio presenterà mercoledì la sua proposta di
riforma costituzionale "minima", se vince il No. Intanto il presidente
del Consiglio, da solo in radio, insiste con gli slogan: "Il referendum è
un derby tra l'Italia e la vecchia guardia"
di Domenico Cirillo
Dalla
trasmissione del mattino su Radio uno Radio Anch’io – dove ha
partecipato da solo (vedi qui) il presidente del Consiglio è tornato a
concentrare i suoi attacchi su Massimo D’Alema. Anche perché l’ex
presidente del Consiglio aveva partecipato all’identica trasmissione il
giorno precedente. «D’Alema usa il referendum per rientrare in partita –
ha detto Renzi – vota No convinto di poter rientrare in partita». Lo
schema che il presidente del Consiglio continua a proporre, anche quando
dice di non voler (più) personalizzare lo scontro, resta uno schema
manicheo: «Il referendum sarà un derby tra l’Italia e la vecchia
guardia». Affermazione alla quale replica D’Alema: «Faccio fatica a
considerare vecchia guardia gli studenti della Normale di Pisa, dove
sono stato per un dibattito e non se ne trovava uno per il Sì».
D’Alema
ieri ha lanciato il sito del suo comitato per il No – scelgono.it – con
una lettera dello scrittore napoletano Maurizio de Giovanni che si
schiera anche lui contro la riforma Renzi-Boschi. Mercoledì prossimo a
Roma l’ex presidente del Consiglio, in un confronto con l’ex ministro
delle riforme Gaetano Quagliariello presidente della fondazione Magna
Carta e la partecipazione di Pippo Civati segretario di Possibile,
getterà le basi della sua proposta di riforma costituzionale «minima»
che a suo dire potrebbe essere approvata prima della fine della
legislatura nel 2018, naturalmente se vincerà il No. Ma intanto ha
gelato le attese per un possibile confronto televisivo con Renzi. «Non
accetterò – ha detto – non voglio partecipare a rodei televisivi e
confronti del tutto impropri».
In tv è tornata ieri sera la
ministra Maria Elena Boschi, che in un primo momento aveva rifiutato un
confronto con il segretario della Lega Nord Matteo Salvini a Otto e
mezzo. L’iniziale decisione di evitare le telecamere di La7, di diceva
ieri mattina, sarebbe dipesa dall’irritazione di palazzo Chigi per la
conduzione di alcune trasmissioni della tv di Cairo (in particolare
l’intervista di Floris al ministro Delrio martedì scorso). Una versione
assai dubbia, prova ne sia la grande soddisfazione del presidente del
Consiglio per l’esito del suo confronto con il costituzionalista
Zagrebelsky, andato in onda proprio su La7. Al contrario, non è
improbabile che gli strateghi della comunicazione che aiutano il premier
abbiano in un primo momento considerato a rischio la performance della
ministra Boschi, che non poche gaffe ha messo in fila (dal richiamo a
CasaPound al riferimento ai partigiani «veri» fino alla famosa uscita
«chi vota No non rispetta il parlamento») prima di essere dirottata
sulla campagna elettorale all’estero, con il sostegno attivo delle
ambasciate italiane.
Poi, di fronte all’aggressività di Salvini
che ha cominciato a descrivere sui social una ministra «in fuga», il
rapido dietrofront di Boschi: «Cambio la mia agenda, ci vediamo a Otto e
mezzo. Dove il leghista l’aspettava per attaccarla sullo scandalo Banca
Etruria, la ministra è andata subito sulla difensiva: «Il referendum
non è su mio padre», ha detto – com’è noto ex vice presidente di Banca
Etruria. «Mio padre ha pagato e sta pagando le sanzioni, per noi la
giustizia è uguale per tutti», ha aggiunto Boschi, assai contrariata.
Anche perché Salvini ha continuato a incalzarla su questioni diverse dal
merito della riforma, con il solito «stile»: «È un’ottima occasione per
mandare a casa la signorina Boschi», ha detto (al che la ministra è
stata brava a replicare chiamandolo «giovanotto o ex giovanotto»). Al
termine, nel fuori onda, anche la conduttrice Lilli Gruber si è
lamentata con il leader della Lega. «Eravamo d’accordo che si sarebbe
parlato del referendum», ha detto. «Ma avere la ministra non capita
tutti i giorni», ha replicato lui.
Intanto la prossima settimana
comincerà con la direzione del Pd lunedì, nel corso della quale Renzi è
intenzionato a chiedere alla minoranza del partito un impegno preciso
sul referendum. Anche se la scelta dei bersaniani è ormai fatta,
voteranno No. Si parlerà di Italicum, la minoranza com’è noto vorrebbe
un impegno e anche una decisione conseguente perché sia cambiato. «Mi
auguro che ci sia un impegno politico conseguente alle sue parole», ha
detto Cuperlo. Per esempio «almeno aprendo la discussione sulla nuova
legge elettorale in commissione affari costituzionali», ha aggiunto
Giorgis.