il manifesto 8.10.16
Centomila No contro la «buona scuola» di Renzi
Studenti. Manifestazioni in 70 città per il «No» al referendum costituzionale
di Roberto Ciccarelli
Centomila
studenti in 70 città per il «No» al referendum costituzionale. È
l’inizio dell’autunno referendario che porterà all’armageddon voluto da
Renzi del 4 dicembre. Per gli studenti il «No» è alla consultazione vale
per tutte le altre riforme che hanno toccato la loro esistenza: «Buona
Scuola» per cominciare.
A Roma si sono autodefiniti «generazione
ribelle», questo si è letto sullo striscione di apertura del corteo con
un migliaio di partecipanti, nonostante la violenta pioggia che si è
abbattuta sulla Capitale di buon mattino. Espressione di maniera a
parte, la loro giornata di mobilitazione è stata un assaggio di quello
che ci aspetta nelle prossime settimane. Sentimento diffuso tra le sigle
nazionali, e autonome, che hanno organizzato la giornata è un’ostilità
politica contro il governo e il Partito Democratico, specchio del
segretario-premier. Da queste parti, la spersonalizzazione della riforma
costituzionale proprio non funziona. Renzi «è» la riforma
costituzionale, «è» la «Buona Scuola», «è» il Jobs Act. Udu e rete degli
studenti medi, Rete della conoscenza, Uds e coordinamento universitario
Link, Fronte della gioventù comunista e Studenti
autorganizzati-StudAut, con varie sensibilità e posizionamenti,
interpretano un sentimento diffuso.
Ieri hanno cercato di dare un
volto, e un corpo generale, al «No» fino ad oggi rappresentato
televisivamente solo da grandi giuristi. Micro-episodi a parte – sui
quali si è appuntata l’attenzione mainstream – come il lancio di uova
alla sede del Pd nel quartiere San Salvario a Torino, o lo spintonamento
del portone di un liceo fiorentino che ha provocato una reazione della
polizia, la posizione è quella di uno slogan a Bologna: «Cacciamo il
governo». È stata una prova generale per la prossima giornata: il 21-22
ottobre ci sarà lo sciopero generale dell’Usb con corteo a Roma a cui
hanno aderito varie realtà di movimento. Il 29 ottobre Renzi ha
convocato a Roma una manifestazione, la prima della campagna
referendaria per il «Sì». Lo stesso giorno, e nella stessa città, si sta
organizzando una «mobilitazione popolare». In rete gira un appello in
cui i promotori dichiarano di volere organizzare «feste di quartiere,
concerti, cortei nelle periferie, volantinaggi porta a porta, assemblee
popolari».
Così si vuole organizzare la campagna di
controinformazione sulla «riforma» Renzi-Boschi. Sarà la prima di una
serie di cortei e manifestazioni in cui è probabile che, da sinistra, si
concentreranno i mille rivoli di un’opposizione rimasta in questi anni
frammentata e identitaria. Forse questa è l’ultima possibilità per
uscire dalla narrazione renziana basata sullo slang dei «gufi» o dei
«troll» – tipica operazione di delegittimazione e bestializzazione
dell’avversario – e dare un corpo a soggettività in ombra o divisa per
categorie, tematiche e identità contrapposte. I contenuti, al momento ci
sono tutti: l’opposizione alla riforma della scuola-quiz e alla sua
impostazione neo-manageriale o al Jobs Act e alla voucherizzazione del
lavoro e della inoccupazione.