il manifesto 7.10.16
Migranti. «Utili alla nostra economia»
Bonino:
valgono l'8 per cento del Pil, ne servirebbero 157mila l''anno per
compensare la riduzione della popolazione in età lavorativa e garantire
il sistema previdenziale
di Irene Mossa
ROMA
«Non siamo di fronte a un’invasione, come una politica intollerante e
nazionalista vuol far credere. Certo l’immigrazione è un problema
complesso. E si può risolvere con strategie complesse, considerandola
non un’emergenza, ma un’opportunità». Le parole di Emma Bonino sono la
sintesi perfetta del rapporto «Governance delle politiche migratorie»
presentato ieri in Senato dai Radicali italiani. Obiettivo: sconfiggere
la «grande bugia» del racconto sull’immigrazione vista solo come una
minaccia, dando una fotografia più realistica di un fenomeno sì
drammatico, ma che per i radicali è possibile affrontare con politiche
adeguate. Il rapporto analizza la situazione degli ultimi anni
nell’Unione europea. I dati che emergono sono diversi da quelli che ci
si potrebbe aspettare. Negli ultimi anni in Italia il flusso di
immigrati è diminuito, dai 515mila del 2007 ai 250mila del 2015. Gli
stranieri sono l’8,2% della popolazione e nell’ultimo decennio hanno
controbilanciato la flessione delle nascite. Inoltre hanno contribuito
alla crescita della ricchezza, aumentando dell’8% il nostro Pil con il
loro lavoro. Risultano quindi una risorsa per il Paese: senza di loro il
nostro welfare sarebbe insostenibile a causa del rapido invecchiamento
della popolazione. Tanto che, avvertono i Radicali, all’Italia
servirebbero 157.000 immigrati l’anno «per compensare la riduzione della
popolazione in età lavorativa e garantire il sistema previdenziale».
Accanto
a questi dati positivi, si evidenziano anche i problemi. Il più grave:
l’alto numero di migranti (il 60%) che non riesce ad ottenere asilo in
Italia, e va ad aumentare gli irregolari che restano nel Paese. Per
evitare questo rischio i radicali propongono di eliminare le quote di
ingresso introducendo un permesso di soggiorno temporaneo per la ricerca
di occupazione. E, ancora, la «regolarizzazione su base individuale
degli irregolari con lavori e legami familiari stabili, secondo il
modello spagnolo». Fondamentale poi il miglioramento dei centri di
protezione e accoglienza. Il modello in questo caso è quello tedesco,
con l’obiettivo di fornire agli immigrati formazione professionale e
avviamento lavorativo. Per i rifugiati, infine, bisognerebbe poi «creare
canali legali d’arrivo e corridoi umanitari, permettendo ai migranti in
aree di crisi di accedere alla protezione internazionale». «Una sfida
che richiede un’enorme mobilitazione ai cittadini italiani ed europei»,
sottolinea Riccardo Magi, segretario dei Radicali italiani. Una sfida
epocale, ma irrinunciabile, su cui si gioca il futuro del progetto
europeo.