giovedì 6 ottobre 2016

il manifesto 6.10.16
Il «lunedì nero» delle donne polacche manda in tilt il governo
Divieto di aborto. La protesta costringe il partito di maggioranza a cercare un compromesso. E ora Sinistra unita con l’aiuto dell’Ue punta a raccogliere le firme per la liberalizzazione
di Giuseppe Sedia

VARSAVIA Improvviso dietrofront del governo di Varsavia: le manifestazioni delle ultime due settimane, culminate nella protesta del «lunedì nero» contro la messa al bando incondizionata dell’aborto hanno dato i loro frutti. Il Senat, la camera alta del parlamento polacco, ha chiesto di fare marcia indietro alla commissione incaricata di esprimere un parere sul disegno di legge finito la settimana scorsa sul tavolo del Sejm, la camera bassa del parlamento polacco.
Negli ultimi giorni migliaia di donne vestite a lutto sono scese in piazza in molti altri paesi. L’onda anomala del Black Monday ha raggiunto anche Bruxelles, con almeno 500 manifestanti di fronte agli uffici Ue. E ieri il parlamento europeo è tornato ad occuparsi per l’ennesima volta della Polonia.
Gli spin doctors del PiS – il partito di governo – sanno che il divieto totale di aborto porterebbe a un crollo di popolarità per la formazione fondata dai fratelli Kaczynski. Tale provvedimento, invero, non era farina del sacco del governo ma nasce da una legge di iniziativa popolare presentata dall’Ordo Iuris, think thank di giuristi teo-con sostenuto della Conferenza episcopale polacca.
La campagna di sensibilizzazione europea potrebbe comunque avere un risvolto positivo sull’iniziativa della leader di Sinistra unita Barbara Nowacka, che spera di incassare il sì della Commissione europea per registrare un’iniziativa popolare mirante a liberalizzare l’aborto nel suo paese. Una volta ottenuto il via libera di Bruxelles, Nowacka avrebbe un anno di tempo per raccogliere un milione di firme in almeno sette diversi paesi Ue.
Le proteste delle donne polacche nei maggiori centri del paese stanno mandando in tilt la dirigenza del PiS, consapevole che una buona parte dei suoi deputati sarebbe disposta a votare un bando totale. Il partito della premier Beata Szydlo ha lasciato comunque trapelare che potrebbe presentare un proprio disegno di legge mirante a introdurre il «nie» all’interruzione volontaria di gravidanza quando il feto è gravemente danneggiato. L’aborto sarebbe consentito in caso di rischio per la salute della madre, o in caso di stupro.
È un compromesso al ribasso che non troverebbe l’appoggio della seconda forza al Sejm, il partito di centro-destra Piattaforma civica (Po), favorevole invece al mantenimento dello status quo. Putroppo la legge ora in vigore consente anche un’interpretazione estensiva dell’obiezione di coscienza. Il «nie» dei medici per motivi etici può arrivare anche per la prescrizione della contraccezione di emergenza e per gli esami prenatali.
Intanto, molte donne polacche stanno riprendendo conoscenza di sé e del proprio corpo. Ma le protagoniste del lunedì nero chiedono di più. È la forza di chi non vuole restare sulla difensiva, consapevole che ancora nulla è stato conquistato.