giovedì 6 ottobre 2016

Corriere 5.10.16
Polonia, l’aborto e la vittoria delle donne
di Maria Serena Natale

Una lezione d’umiltà per il governo. Così il vice premier polacco Jaroslaw Gowin ha definito il segnale dato dalle centomila donne che lunedì 3 ottobre sono scese in piazza a Varsavia, Danzica, Cracovia, Lodz, Breslavia… Femministe e conservatrici, vestite di nero per denunciare l’attentato ai loro diritti, armate di grucce per ricordare la rudimentale brutalità degli aborti clandestini del passato. Una protesta trasversale e compatta contro la proposta di legge che prevedeva il bando di fatto totale dell’interruzione di gravidanza in Polonia. Ieri l’esecutivo nazional-conservatore di Beata Szydlo ha preso le distanze dall’iniziativa popolare che aveva raccolto 450 mila firme e sottoposto il testo all’esame del Parlamento: «Il governo non intende modificare le regole esistenti». La legge di compromesso in vigore dal 1993 consente di abortire solo nei casi di stupro, malformazione del feto e grave pericolo per la vita della madre. La modifica proposta manteneva il principio della tutela della vita della donna ma in tutti gli altri casi stabiliva cinque anni di carcere per la «colpevole», oltre che l’arresto dei medici. Una criminalizzazione totale, in un Paese profondamente cattolico dove l’interruzione di gravidanza divide la società e incontra spesso l’opposizione di coscienza. A fronte di circa duemila interventi legali l’anno, le stime oscillano tra 10 mila e 150 mila casi clandestini. L’inasprimento della normativa era stato contestato anche dagli ambienti religiosi. Lo stesso episcopato si era detto contrario. Nell’ultimo sondaggio Ipsos era favorevole solo l’11%. «Le proteste ci hanno dato spunti di riflessione», dice ora Gowin. La retromarcia rassicura la Ue, che aveva già aperto la procedura di monitoraggio sullo Stato di diritto in Polonia in seguito al conflitto sorto tra Corte costituzionale e maggioranza. Il partito ultraconservatore di Jaroslaw Kaczynski aveva trionfato alle elezioni del 2015 con la promessa di una politica al servizio dei più deboli. Sull’aborto ha incontrato una delle più forti mobilitazioni popolari dai tempi del comunismo .