giovedì 6 ottobre 2016

Corriere 6.10.16
Il fumettista italiano Massimo Fenati
«Saremo catalogati in una lista di serie B»

LONDRA Scrittore, vignettista, produttore tv, artista grafico, Massimo Fenati è uno dei 290 mila cittadini italiani iscritti all’Aire (Anagrafe degli italiani residenti all’estero) che in Gran Bretagna vivono e lavorano. Come tanti, ha accolto il discorso di Amber Rudd sull’immigrazione con sconcerto e preoccupazione: la retorica del ministro degli Interni, sottolinea, non può che «nutrire intolleranza e xenofobia».
È verosimile obbligare i datori di lavoro a catalogare i britannici e gli stranieri?
«L’idea è follia pura, sia sul piano ideologico, sia su quello logistico. Capisco che con la Brexit si debbano cambiare le cose, ma una specie di lista nera per i non desiderati implica un voltafaccia completo rispetto al carattere britannico che tipicamente è aperto e cosmopolita».
Come straniero si sente preso di mira?
«Certo. Penso a tutti i colleghi nati all’estero, ci vedo già catalogati in una lista di serie B. L’industria creativa in cui lavoro si basa proprio sulla molteplicità di vedute e di culture. Londra è un magnete che attira l’eccellenza da tutto il mondo. Volere per forza spurgarla da coloro che non posseggono un passaporto britannico è come dare alle industrie creative una sentenza di morte».
Nel suo settore si avvertono già dei cambiamenti dopo il referendum?
«Per ora no. Il Paese però sta cambiando. Si iniziano a vedere gli effetti del referendum sul piano economico, si ha la sensazione che la Gran Bretagna voglia chiudersi come un’isola senza ponti con l’esterno: l’esatto opposto della meravigliosa apertura che si viveva qui prima del 23 giugno» .