il manifesto 5.10.16
Gli occhi chiusi sull’intervento militare del Sultano
di Shorsh Surme
Quando
il dittatore iracheno Saddam Hussein occupò l’Emirato del Kuwait,
furono giustamente mobilitati più di 30 paesi per liberare il paese
perché Saddam Hussein aveva violato il diritto internazionale. Oggi il
«sultano» turco Recep Tayyip Erdogan – con tanto di approvazione del suo
parlamento – sta facendo la medesima cosa occupando una parte della
Siria la quale gode di una sua sovranità indipendentemente da chi è
governata: in questo caso, però, la comunità internazionale sembra
essersi dimenticata del «diritto internazionale».
Dal 24 agosto
l’esercito turco ha aperto due fronti in Siria, occupando militarmente
con i carri armati alcuni centri e la citta siriana di Jarabulus. È
chiaro che il sultano turco non ha mai rinunciato al vecchio sogno di
riprendersi una parte della Siria. Non è infatti un mistero che da
almeno cinque anni tra le intenzioni di Ankara vi è quella di creare una
zona cuscinetto fra Siria e Turchia, ed è certamente questo il vero
scopo dell’intervento delle forze armate turche nel conflitto siriano.
Lo scopo più che evidente è intanto impedire subito ai kurdi di
realizzare il sogno del Kurdistan siriano, il Rojava, cioè una provincia
autonoma, autonomamente governata. Insieme alla Regione autonoma del
Kurdistan iracheno, essa avrebbe rappresentato l’incoraggiamento più
esplicito alla secessione dei kurdi della Turchia per unirsi ai loro
fratelli di oltreconfine e creare il tanto ambito Kurdistan
indipendente.
Tuttavia, anche in questo caso viene fuori tutta
l’ipocrisia dell’occidente ed in primis degli Stati Uniti, che a voce
approvano l’indipendenza del Kurdistan, ma nei fatti invece prediligono
altri interessi.
La storia recente ha visto 40 milioni di kurdi
essere costretti a combattere in quattro sporche guerre, 9 milioni
contro l’Iran prima dello Scià poi degli ayatollah, 20 milioni di kurdi
contro la politica repressiva di tutti i governi turchi che si sono
succeduti dal 1925 ad oggi , poi è accaduto che in Iraq di fatto lo
Stato islamico si sia quasi sotituito al regime di Saddam Hussein nel
continuare a massacrare la popolazione kurda, in Siria è praticamente
accaduta la stessa cosa. In questo momento servirebbe un accordo
internazionale per mettere finalmente ordine in un’area del mondo in cui
vige l’anarchia totale, in cui 40 milioni di kurdi da oltre un secolo
sono oggetto di abusi, violenze, vittime di genocidi e di persecuzioni.
Intanto non chiudendo gli occhi di fronte alle aggressioni militari del
sultano Erdogan.