il manifesto 27.10.16
Ue/Italia, la camicia di forza del neoliberismo
di Roberto Romano
Se
non avessimo Renzi come presidente del consiglio la discussione in
Europa sarebbe più profonda e adeguata rispetto alla sfida che, in un
modo o nell’altro, la stessa deve affrontare.
Sebbene quasi tutti i
giornali discutono di immigrati e risorse finanziarie per il terremoto,
la partita europea rappresenta uno spartiacque importante. I
chiarimenti chiesti dall’Europa sono, in fondo, le domande che
continuiamo a fare a Renzi relativamente alle coperture finanziarie
una-tantum fatte di condoni più o meno mascherati (V. Visco).
Il
punto in discussione, in realtà, è quello delineato da Piga e De Ioanna
(il Sole 24 ore del 25 ottobre). «La flessibilità fiscale che c’è, per
come è congegnata, è un velo che nasconde in realtà intatti i rapporti
di forza politici ed economici: gli effetti pratici della applicazione
del Patto di stabilità e crescita e poi del Six e del Two pact
(regolamenti comunitari) e infine del Fiscal Compact (trattato
internazionale agganciato al diritto comunitario) sono stati devastanti
sul piano economico soprattutto per i paesi euromediterranei e l’Europa
ha un senso solo se unisce tutti i paesi, le economie e le culture che
essi esprimono».
Andando oltre le nefaste battute del presidente
del Consiglio, il Ministro Padoan, quello vero e non quello delle
interviste, mette sotto analisi il modello europeo di valutazione del
così detto deficit strutturale e, sotto sotto, il fiscal compact.
La
discussione, quindi, non è sul deficit in senso stretto, piuttosto sul
deficit strutturale figlio degli accordi ricordati da Piga e De Ioanna.
Padoan
sottolinea con insistenza un aspetto che, volutamente, quasi tutti i
giornali tacciono (al netto del manifesto, sono tutti più o meno
liberisti): «Il prodotto reale di un’economia e il suo potenziale,
costituisce l’elemento essenziale per valutare le politiche fiscali di
un Paese sia nell’ambito del Patto di Stabilità e Sviluppo, sia nella
legislazione italiana», ma i modelli utilizzati dalla Commissione
Europea sono devastanti e restrittivi persino rispetto ai modelli Ocse.
La Commissione Europea utilizza il Nawru (Non-Accelering Wage Rate of
Unemployment); l’Ocse utilizza il Nairu (Non-Accelering Inflation Rate
of Unemployment).
Sono entrambi liberisti, ma quello europeo è
peggio di una camicia di forza, ed è capace di immaginare il Pil
potenziale di equilibrio negativo. Magia della burocrazia comunitaria.
In
altri termini, il Pil potenziale dell’Italia usando il metodo Ocse
(Padoan) è più alto, facendo diminuire in questo modo il deficit
strutturale.
C’è poi un’altra questione che Renzi proprio non
comprende: sarebbe possibile aprire un confronto europeo sulle linee
guida di riforma del Fiscal Compact che devono essere ri-pensate proprio
nel 2017 (Piga, De Ioanna). Infatti, queste norme devono essere
inserite nell’ordinamento comunitario. Se l’Europa riconosce il difetto
delle norme post Maastricht, sarebbe possibile declinare una politica
economica europea di ben altro spessore.
Piga e De Ioanna
suggeriscono: «L’eliminazione dai vincoli di bilancio di tutte le spese
pubbliche definite, con cura e precisione, di investimento, secondo
regole e monitoraggi costruiti in modo rigoroso a livello comunitario e
applicati da organismi comunitari del tutto indipendenti dai governi e
dagli apparati nazionali. Per questa quota di investimenti nazionali
riconosciuti come spese di investimento dovrebbe inoltre risultare
agevole costruire forme di copertura comunitaria a debito e/o forme di
garanzia diretta e indiretta del bilancio comunitario, a cui
occorrerebbe garantire uno zoccolo fiscale europeo più significativo».
Altri
hanno fatto altre e non meno importanti proposte del tipo la
costituzione di un bilancio europeo pari al 5% del Pil finanziato da
risorse autonome, con la possibilità di emettere bond per sostenere gli
investimenti comunitari tesi a ridurre le distanze tra i paesi.
Se
Renzi aprisse questa discussione sarebbe costretto a cambiare politica
economica, ma lui è intrinsecamente liberista e, quindi, preferisce
contrattare una-tantum.