il manifesto 22.10.16
Blocchi dalla logistica alle metropoli: è sciopero generale
Oggi il «No Renzi Day» a Roma
Sindacati
di base e movimenti sociali. Un milione e 300 mila lavoratori hanno
aderito allo sciopero per il «No sociale» al referendum. Vertenze
sindacali e sociali legate nell’opposizione contro il governo del Jobs
Act e della «Buona Scuola». Alle 14 da Piazza San Giovanni, ribattezza
alla memoria di Abd Elsalam l'operaio morto a Piacenza, parte il corteo
per il "No sociale" al referendum costituzionale del 4 dicembre
di Roberto Ciccarelli
Un
milione e trecentomila lavoratori del pubblico e del privato hanno
aderito allo sciopero generale proclamato ieri dai sindacati di base
Unione sindacale di Base (Usb), Adl Cobas, Si Cobas, Unicobas, Usi, Cub
Trasporti Lazio. È la valutazione di Usb alla luce di un’ampia adesione
alla mobilitazione contro la legge di bilancio, il Jobs Act e per il «No
sociale» al referendum costituzionale del 4 dicembre.
Vertenze
sindacali e questioni sociali intrecciate con una parte della sinistra
politica (tra le sigle, Rifondazione e Altra Europa) che oggi saranno in
piazza a Roma al «No Renzi Day». Il settore dove si è registrata
l’adesione più alta è stato quello dei trasporti: in media il 60% con
picchi del 90% del personale di Roma Tpl, e forti rallentamenti nella
rete del trasporto urbano e della metro. In campania fermo il servizio
urbano flegreo, a Bologna stop del 70% di quello su gomma. Voli
cancellati negli aeroporti di Roma, Pisa, Napoli e Milano. All’Inps ha
aderito allo sciopero il 21,5% del personale. Giornata al di là delle
aspettative nella logistica dove Si Cobas e Adl Cobas hanno firmato da
pochi giorni un importante un accordo nazionale con i principali
corrieri italiani: Sda, Tnt e Bartolini in testa. Tra l’altro prevede
una «clausola sociale»: l’obbligo di riassumere i lavoratori in caso di
cambio di appalto.
I BLOCCHI DEI MAGAZZINI in Veneto, Emilia
Romagna, Torino e Roma e degli interporti (Padova, Carpiano, Bologna e
Nola) sono iniziati prima dell’alba. Ai mercati generali di Torino, un
centinaio di facchini del Si Cobas ha bloccato per diverse ore gli
ingressi. Le forze dell’ordine li hanno sgomberati con lacrimogeni e
cariche di alleggerimento. Nella cintura padovana dove diversi magazzini
della grande distribuzione alimentare sono stati fermati.
All’interporto di Padova il blocco di Adl Cobas è durato dalle otto del
mattino alle tre del pomeriggio. Mobilitazioni a Modena, Bologna e Parma
dove ai cancelli dei magazzini i lavoratori hanno chiesto il rinnovo
del contratto nazionale.
«Siamo riusciti a intrecciare le vertenze
di settore, l’opposizione al Jobs Act che ha liberalizzato i
licenziamenti e il No al referendum – sostiene Gianni Boetto (Adl Cobas)
– La battaglia del “No” rischia altrimenti di essere poco significativa
se non viene sostenuta da movimenti che sono significativi per le
trasformazioni della costituzione materiale e non solo di quella
formale. Il movimento è debole, ma percorsi come quelli di ieri sono
reali tra i lavoratori e possono estendersi ad altri soggetti sociali
con i quali è fondamentale interagire». Aldo Milani del Si Cobas, è
stato impegnato per ore in un picchetto all’Interporto di Carpiano
(Milano) con 450 lavoratori. «Non era facile portare a scioperare i
lavoratori anche su questioni generali come il No al referendum –
afferma – Abbiamo messo in campo una forza nella logistica, ora il
nostro obiettivo è andare oltre e porci un allargamento del sindacato a
livello generale. Di solito c’è concorrenza tra i sindacati, oggi è
fondamentale battere i padroni, non è importante aderire all’uno o
all’altro. Dobbiamo accumulare forza».
LO SCIOPERO GENERALE è
stato interpretato come blocco dei flussi della logistica e di quelli
delle metropoli. Si sono mobilitati gli studenti contro la «Buona
Scuola» a Palermo in una protesta battezzata «Blocchiamo tutto Day», gli
operai della Piaggio hanno occupato i binari alla stazione di
Pontedera, a Napoli il corteo si è concluso a Palazzo Santa Lucia. I
movimenti per la casa hanno manifestato in Campidoglio contro sfratti e
sgomberi e l’immobilità della sindaca Raggi: «Una giunta di fantasmi»
diceva uno striscione. Al mattino presidi al Miur (Unicobas) e al Mef
con i sindacati di base e le Camere del lavoro autonomo e precario
presenti anche in un sit-in all’Inps di Padova. «È stato il ritorno allo
sciopero politico – sostiene Fabrizio Tomaselli, esecutivo Usb –In
Italia esiste un fronte del lavoro che manifesta oltre le rivendicazioni
sociali e sindacali». Renzi ha definito i cortei un «boomerang» per i
disagi alla circolazione del traffico. «Ha cercato di screditare questo
sciopero – risponde Tomaselli – ma migliaia di lavoratori oggi non si
fanno ingannare dalle sue politiche di bonus e mancette».
NO RENZI
DAY, OGGI IN CORTEO A ROMA Alle 14 partirà da piazza San Giovanni a
Roma il corteo «No Renzi Day» che si concluderà a piazza Campo de Fiori.
Per l’occasione la storica piazza è stata ribattezzata alla memoria di
Abd Elsalam, il lavoratore egiziano e sindacalista Usb ucciso il 14
settembre a Piacenza durante una protesta dei lavoratori della
logistica. Il corteo è stato promosso da numerose sigle politiche,
sindacali e sociali, tra cui: Usb, Unicobas, Usi, Cub trasporti Lazio,
Eurostop, Movimento No Tav, Forum Diritti Lavoro, Contropiano, Csoa
Corto Circuito, Conup, partito Comunista italiano, partito della
Rifondazione comunista, L’Altra Europa con Tsipras, partito Comunista
dei Lavoratori, Sinistra per Roma.
Un appello è stato sottoscritto
da Luigi De Magistris, Stefano Fassina, Paolo Maddalena, Ferdinando
Imposimato, Moni Ovadia, Eleonora Forenza, Lidia Menapace, Luciano
Vasapollo, Valerio Evangelisti. Stamattina proseguirà l’«accampada» in
piazza San Giovanni dove dalle 11 si svolgerà un’assemblea con
lavoratori dell’agricoltura e della logistica.
«Il no al
referendum costituzionale è fondamentale perché la manomissione della
Costituzione sarebbe un ulteriore strumento per distruggere i diritti
dei lavoratori, dando più potere all’esecutivo» sostiene il segretario
del Prc Paolo Ferrero.