il manifesto 21.10.16
Messico, una gigantesca fossa comune
Scoperti 4.600 resti ossei. Forse vittime dei Los Zetas
di Geraldina Colotti
Una
scoperta dantesca. In Messico, una zona desertica di Coahuila potrebbe
nascondere una gigantesca fossa clandestina. Su una superficie di 56.000
metri quadrati, sono stati individuati 4.600 frammenti ossei e altri
oggetti. Secondo gli inquirenti, potrebbe essere un luogo di discarica
del potente cartello dei Los Zetas.
Alla zona si è arrivati grazie
al lavoro del gruppo Vida, che si dedica alla ricerca dei desaparecidos
ricostruendo le testimonianze della popolazione locale. La drammatica
realtà delle fosse comuni clandestine è emersa durante la ricerca dei 43
studenti di Ayotzinapa, scomparsi a Iguala dopo essere stati attaccati
da polizia e narcotrafficanti tra il 26 e il 27 settembre del 2014. Il
mondo si è accorto allora di quanto torture e violazioni dei diritti
umani siano prassi comune, nelle caserme e nei commissariati, e quanto
poco valga la vita di chi sopravvive a stento nelle campagne, stretto
tra il ricatto della miseria e quello delle cosche, ben innervate a un
sistema politico violento e diseguale. I movimenti popolari continuano a
cercare i 43. Forti dell’appoggio di una voluminosa controinchiesta
alternativa che ha evidenziato menzogne e depistaggi, hanno ottenuto dal
governo la riapertura dell’inchiesta. E intanto, grazie all’attività di
organizzazioni come Vida, si è dato un nome a molte vittime della
tratta o delle cosche, dai confini con gli Stati uniti al resto del
paese.
Alla fine del 2015, il numero degli scomparsi ammontava a
27.887. Questa nuova, macabra, scoperta potrebbe elevare di molto le
cifre. Secondo i periti, i 4.600 resti appartengono a persone scomparse a
partire dal 2004, uccise tra il 2007 e il 2012 dagli Zeta. Secondo le
testimonianze, in quegli anni, si sono visti uomini armati arrivare
nella zona a bordo di furgoni, scaricare corpi e bruciarli. Gli abitanti
raccontano anche che altri corpi venivano «dissolti» in grandi
recipienti e che le urla dei condannati si udivano per tutto il
circondario. I famigliari delle vittime hanno denunciato l’inadempienza
delle autorità di Coahuila che hanno minimizzato l’accaduto. Molti
componenti degli Zetas provengono dalle forze speciali dell’esercito.