La Stampa 21.10.16
Socialisti divisi
Ora la Spagna vede il governo
Perché il Psoe sposerà la linea dell’astensione?
di Francesco Olivo
L’investitura
last minute è alle porte. Mariano Rajoy è a un passo dalla Moncloa (in
realtà non se ne è mai andato). Se tutto andrà come sembra, a Madrid lo
danno per scontato anche i più prudenti, la Spagna avrà un governo alla
fine della prossima settimana, evitando cosi, a poche ore dalla scadenza
istituzionale, la figuraccia mondiale di tre elezioni in un anno. Se
l’esito, quindi, sembra certo, tutt’altro che chiara appare la modalità
con la quale il premier uscente otterrà i voti necessari per conservare
il potere. Tutto passa per l’astensione del Partito Socialista al
Congresso dei deputati. Il Psoe, dopo aver sollevato con metodi
piuttosto rudi il segretario Pedro Sanchez, contrarissimo a ogni
cessione ai Popolari, ora è governato da un gruppo di colonnelli,
guidati dalla presidente dell’Andalusia Susana Diaz, la quale ha
spostato il partito sulla strada dell’astensione, per evitare terze
elezioni dall’esito forse drammatico per i socialisti. Il piano è:
sbloccare la questione del governo, consegnandolo alla destra, in
mancanza di alternative percorribili e mettersi all’opposizione,
sfidando Podemos per l’egemonia a sinistra. Domenica il Comitato
Federale, organo sovrano, deciderà ufficialmente il cambio di linea. Ma
l’operazione non può essere indolore. I militanti sono in maggioranza
contrari al via libera a Rajoy. Grandi guai arrivano poi dai territori,
primo fra tutti, neanche a dirlo, la Catalogna: la federazione di
Barcellona insiste che i propri deputati voteranno comunque contro
l’investitura dell’attuale premier, stessa linea arriva dalle isole
Baleari. Ci sono poi alcuni fedelissimi di Sanchez, nonché lo stesso ex
segretario che vedono il via libera al nemico come un tradimento del
mandato elettorale. A Rajoy, che ha già ottenuto il si dei centristi di
Ciudadanos, bastano 11 astensioni dei deputati del Psoe (sono 85),
cosicché i ribelli possono ribellarsi senza provocare altri effetti che
l’ennesima spaccatura. Nella calle Ferraz (la sede storica a Madrid) la
disciplina di voto è una cosa sacra e un’eccezione potrebbe essere
concessa solo ai catalani (quello di Barcellona un partito federato). In
tutto questo dramma l’unico che resta in silenzio è proprio Rajoy. Ci
ha messo quasi un anno, ma il traguardo è a un passo.