il manifesto 21.10.16
La finta di Renzi ora rischia di spaccare la sinistra Pd
(Com)missione
Italicum. Il segretario determinato a portare a casa il sì di Cuperlo e
a mettere in imbarazzo la 'ditta' di Bersani. Che ormai fa campagna per
il No al referendum
di Daniela Preziosi
ROMA
Quel sì pronunciato concesso con trasandato scetticismo, quella battuta
«una commissione non si nega a nessuno» di Bersani quando due settimane
fa ha accettato la nascita di una commissione Pd sulla modifica
dell’Italicum (peraltro contenuta in una relazione del segretario che la
minoranza non ha votato) ora rischia di provocare un’imbarazzante
frattura fra le minoranze Pd. La mossa era una trappola costruita
persino senza convinzione contro i dem del No al referendum. Invece ora
rischia di scattare. E sarebbe un’ultima pessima figura per Cuperlo,
Bersani e il resto della vecchia ’ditta’ che già si trovano nella
sgradevole posizione di bocciare al referendum una legge più volte
votata in aula.
Ieri la famosa commissione si è riunita davvero,
dopo il primo giro di opinioni della settimana scorsa. Il vicesegretario
Guerini, il presidente Pd Orfini, i capigruppo Zanda e Rosato e Gianni
Cuperlo, delegato dalle minoranze, si sono ritrovati in mattinata al
gruppo Pd alla camera. Le posizioni di partenza sono distanti fin dalla
’mission’ dell’organismo: Cuperlo vuole impegnare Renzi su una nuova
proposta di legge elettorale che contenga alcuni ’paletti’ («un
equilibrio tra rappresentanza e governabilità, e la scelta dei collegi
uninominali per recuperare un legame di conoscenza tra elettori ed
eletti»), da sottoporre poi alle altre forze politiche. La maggioranza
renziana inverte le priorità: la proposta prima deve avere consenso
della maggioranza dei partiti. Le differenze sembrerebbero confermate
dalle parole caute di Guerini a fine incontro: «Ci siamo confrontati sul
metodo di lavoro, c’è una comune voglia di lavorare e faremo altri
approfondimenti tra noi e anche una verifica sulla disponibilità delle
altre forze politiche».
Ma la verità presto sarà chiara: Renzi è
determinato a mettere in difficoltà le minoranze che fondano il loro No
al referendum sul ’vecchio’ Italicum. Ed è disposto a concedere molto
pur di dimostrare che il loro atteggiamento è pregiudiziale e non «nel
merito». Tanto dopo il referendum dio vedrà e provvederà. E così i
renziani potrebbero essere pronti a accettare molto dei ’paletti’ di
Cuperlo. Chiede una «proposta del Pd»? Potrebbe arrivare, magari per
titoli. E magari avendo prima «esplorato» alleati e opposizioni. E se
M5S, Forza Italia e Sinistra sono indisponibili fino al referendum,
«pazienza, ne discuteremo con gli alleati Alfano, Nencini e Dellai»,
spiega chi lavora all’accordo. Cuperlo chiede che questa nuova proposta
sia formalizzata: un documento siglato o meglio approvato da una
direzione del Pd. E uno straccio di formalizzazione potrà arrivare,
magari un testo depositato alla commissione Affari costituzionali perché
Renzi, si sa, ritiene «da matti» trasformare l’Italicum «in un
tormentone» in piena campagna referendaria.
Cuperlo chiede infine
che entro fine ottobre sia chiara la volontà di Renzi. Ma anche Renzi
vuole chiudere la questione entro la kermesse per il Sì del 29 ottobre.
Se il segretario riuscirà a convincere Cuperlo, la minoranza bersaniana,
ormai impegnata attivamente sul fronte del No, dovrà comunque rifiutare
l’accordo. Insomma la possibile figuraccia per la sinistra Pd volteggia
già all’orizzonte, per la gioia del segretario. Che ieri ha ripetuto:
«L’Italicum strafunziona ma sono disposto a cambiarlo per evitare
polemiche». La preoccupazione nelle file bersaniane si fa sentire nelle
parole del senatore Fornaro: al di là della buona volontà, «non c’è più
tempo. E il dato oggettivo rimane che il 4 dicembre si va a votare con
l’Italicum vigente».