Corriere 21.10.16
Il premier convinto che la sinistra non tratterà
di Maria Teresa Meli
«Non
credevo che ci fosse così tanto risentimento. Un concentrato di
risentimenti e problemi personali, la politica, il referendum e la
riforma non c’entrano»: in questi giorni in cui la minoranza bersaniana
ha bombardato Renzi, il premier si è lasciato andare con i collaboratori
ad amare riflessioni. Renzi vorrebbe «un Pd compatto», ma ha capito che
non è aria: «Ho tolto l’alibi della riforma dell’Italicum, ho compreso
che la devo modificare e lo farò, ma quelli niente. Sanno che con un
accordo tra di noi il Sì avrebbe una prevalenza ancora più netta ed è
per questo che non lo vogliono, piuttosto preferiscono consegnare il
Paese ai grillini». Renzi, che ha in animo di far presentare al Pd,
prima del 4 dicembre, un documento che fissi le linee della futura
riforma, ritiene che sarebbe meglio portare in Parlamento la proposta
vera e propria solo dopo il referendum e la sentenza della Corte. Ma dà
per scontato che Bersani e i suoi non accetteranno nemmeno questo
percorso. Secondo il premier (che tiene invece un confronto aperto con
Gianni Cuperlo e altri esponenti della minoranza) questo atteggiamento
non giova nemmeno agli stessi bersaniani, perché il tentativo di far
saltare quel clima di confronto costruttivo che si voleva creare con
l’istituzione di una commissione «non piace alla nostra base e al nostro
elettorato». E infatti in periferia la minoranza è spaccata e una parte
considerevole è per il Sì. Renzi comunque continua il suo lavoro in
vista del referendum e ieri a Bruxelles ha riunito gli eurodeputati del
Pd per incitarli a trasformare le loro preferenze in voti per il Sì. A
confortarlo, un sondaggio riservato della Swg, secondo il quale la
fiducia in lui è passata dal 31 al 33%, quella nel governo è aumentata
del 2% e il Pd è salito al 33 mentre i 5 Stelle sono scesi al 26,5%.
Sempre secondo questo studio, quattro italiani su 10 apprezzano la legge
di Bilancio, il 51% è favorevole all’aumento dei fondi alla Sanità (che
piace anche agli elettori di Fi e Lega), mentre solo il 6% ritiene
sbagliata la chiusura di Equitalia.