il manifesto 21.10.16
Bruxelles gela Renzi: «Niente procedura per chi non prende i profughi»
di Carlo Lania
Probabilmente
lo scontro è solo rimandato a oggi ma almeno sulla questione migranti,
uno dei temi cari a Palazzo Chigi, la prima giornata del vertice tra i
capi di stato e di governo europei non permette a Matteo Renzi di
incassare niente di più che qualche risultato incerto e una sconfitta
sicura. Contrariamente a quanto richiesto, non ci sarà infatti nessuna
procedura di infrazione contro quei paesi che fino a oggi si sono
rifiutati di accogliere profughi da Grecia e Italia. Almeno non per ora.
La
misura era stata sollecitata quando ancora si trovava a Washington dal
premier, che l’aveva agitata più che altro per fare pressione sulla
Commissione europea che minaccia di aprire un procedimento analogo
contro Roma per deficit eccessivo. Ma non ha funzionato. Appena sbarcato
a Bruxelles Renzi – che pure nel merito ha ragioni da vendere – ha
dovuto prendere atto della risposta della Commissione Juncker. Il
programma di ricollocamenti, ha spiegato una portavoce, «dura per un
periodo di due anni, quindi c’è un margine in cui potremo giudicare se
avviare procedure di infrazione o no sulla base degli sforzi fatti».
Insomma se ne riparla a settembre del 2017, quando i termini saranno
scaduti e si potrà tracciare un bilancio definitivo.
La questione
sarà comunque uno dei temi che Renzi affronterà nell’incontro a
quattr’occhi che dovrebbe avere oggi con Juncker. Nel frattempo il
premier porta a casa un’apertura di Bruxelles sul programma di
investimenti in Africa utili a bloccare i flussi migratori, cosa che non
era avvenuta nel vertice di Bratislava. Nelle bozze di documento
finale, sotto il capitolo «Migration» in cui si parla dell’avvio della
Guardia di frontiera europea e della necessità di rafforzare i confini
esterni dell’Unione ribadendo anche il funzionamento dell’accordo
siglato con la Turchia, 23 righe sono dedicate all’Africa sollecitando
«ulteriori sforzi per ridurre il numero di migranti irregolari».
Ma
sollecitando anche accordi con i paesi di origine o di transito dei
migranti perché blocchino le partenze e facilitino i rimpatri e
invitando infine l’alto rappresentante per la politica estera Federica
Mogherini a presentare nel Consiglio Ue di dicembre i risultati ottenuti
con i primi cinque paesi africani.
Più delle parole scritte (alle
quali comunque devono seguire fatti come il finanziamento degli
investimenti) contano però quelle pronunciate ieri da Angela Merkel.
La
cancelliera è da poco tornata da un viaggio in Etiopia, Mali e Niger
nel quale ha promesso finanziamenti per l’agricoltura e l’acqua potabile
in cambio di frontiere più sicure. «Non si tratta solo di denaro, si
tratta di migliorare in modo sostanziale la capacità e possibilità delle
persone in questi paesi africani e di dare speranza», ha detto ieri
promettendo anche di accogliere da Italia e Grecia 500 rifugiati al mese
a partire da novembre. Dalla cancelliera la prima buona notizia per
Renzi dopo il gelo seguito al vertice di Ventotene.