Corriere 21.10.16
Renzi: è l’Europa che preoccupa il mondo, non i nostri conti
di Marco Galluzzo
BRUXELLES
«È l’Europa che preoccupa il mondo, me l’ha detto anche Obama, non
certo lo zero virgola in più o in meno del bilancio italiano. Con la
Commissione troveremo un’intesa, sono fiducioso, vediamo che fanno, per
me la manovra è ottima e non ho intenzione di cedere, ma non penso che
andiamo incontro ad una guerra. Ci mandano una lettera? Risponderemo, le
mandano a tutti, non è questo il problema».
Prima di iniziare la
riunione del Consiglio europeo, mentre salta il vertice dei capi di
Stato e di governo socialisti, Matteo Renzi sorvola sul confronto
tecnico in atto fra Commissione Ue e governo italiano, sulla legge di
Bilancio (eventuali incomprensioni sono per lui «superabili») e incontra
la sua delegazione parlamentare. Un incontro a porte chiuse, ma che ci
mette poco a filtrare: una quarantina di onorevoli europei, il gruppo di
un solo Paese più nutrito negli scranni di Strasburgo e Bruxelles, che
ricostruisce così l’incontro con il premier.
Di ritorno dagli Usa,
dove ha incassato un appoggio politico da parte di Obama che è andato
ben oltre la cortesia politica fra alleati, Renzi dice innanzitutto una
cosa, «vista da Washington la situazione del Vecchio Continente è
disperante, Obama è convinto che molte crisi siano drammatiche ma
risolvibili, meno quella in cui è finita la Ue con le regole
dell’austerity».
In vista dell’anniversario dei Trattati di Roma, a
marzo, nella Capitale, Renzi chiede a tutti di dare un contributo di
idee, suggerimenti, proposte, perché lui vuole arrivare a
quell’appuntamento con un’articolata opzione di svolta della Ue, «sia
sul Fiscal Compact che sulle regole della governance», per rendere più
fluidi, meno complicati, i meccanismi di funzionamento, decisionali,
delle istituzioni europee. Ma non solo, perché a detta di Renzi una
riscrittura delle regole Ue dovrebbe riguardare anche i pilastri
economici, la dimensione sociale, un investimento nell’identità
culturale europea. Insomma «bisogna fare della Conferenza di Roma un
appuntamento decisivo». Ai suoi deputati Renzi dice almeno un’altra
cosa: spendetevi per il referendum, anche all’estero, con tutti i vostri
interlocutori, anche internazionali, e sappiate che «se vinciamo saremo
più autorevoli nel 2017, in tutti gli appuntamenti che avremo di
fronte, dal vertice di Roma a marzo al G7 di Taormina». E questo mentre i
sondaggi, proprio in queste ore, tornano dopo alcuni mesi ad indicare
il Sì alla riforma in vantaggio, seppure di poco.
Il tema
immigrazione viene invece affrontato nel corso della riunione del
Consiglio. «L’Italia — dice ai suoi colleghi Renzi — sta facendo la
propria parte, ma in termini di solidarietà da parte di troppi Paesi non
ho visto altrettanto impegno». Nel testo delle conclusioni del vertice
che i leader approveranno oggi ci sarà il riconoscimento, frutto anche
di una battaglia italiana, del «considerevole contributo, anche di
natura finanziaria, apportato negli ultimi anni dagli Stati membri in
prima linea» nel Mediterraneo centrale.
Intanto, sulla manovra, da
Berlino, il ministro dell’Economia Padoan rassicura in questo modo:
«Abbiamo con la Commissione Ue un dialogo aperto e costruttivo. Talvolta
non siamo d’accordo sull’interpretazione di alcune regole ma alla fine
noi la rispettiamo sempre». Un approccio che appare parallelo a quello
di Renzi.