il manifesto 20.10.16
La meritocrazia di Renzi: i superprofessori li chiama lui
Università. Per le 500 cattedre Natta le commissioni scelte direttamente da palazzo Chigi
Un caso che fa discutere tra le macerie del sistema universitario prodotte dalla riforma Gelmini
di Maurizio Matteuzzi
Dovendo
fare approvare quella nefandezza della legge Gelmini (240/10), l’allora
governo Berlusconi mobilitò tutta la sua imponente forza di fuoco
mediatica per massacrare l’accademia italiana. La premessa necessaria
perché una legge mal fatta, mal scritta, estremamente verticistica e
baronale, potesse essere digerita era quel che io chiamo mantra,
diabolico insieme di palesi falsità: “In Italia ci sono troppe
università; in Italia ci sono troppi professori; tutti i concorsi sono
truccati” eccetera. Di quanto queste affermazioni siano non solo
ingiustificate, ma di totale falsità, certo è facile rendersi conto, per
gli addetti ai lavori. Non così per il bar sport, e per i frequentatori
del mio barbiere.
Così per mesi abbiamo dovuto imparare da gente
zotica e drammaticamente ignorante, come dovrebbe essere l’università.
Al coro poi, come sempre accade, si sono accodati, per ingenuità o per
interesse, vari colleghi, ritenendo di porne trarre un qualche
vantaggio. Ora piangono anch’essi, seduti sulle macerie di un sistema
che, tutto sommato, e al netto del drammatico sottofinanziamento,
tuttavia funzionava ancora abbastanza. Ed ora è venuta l’epoca
dell’ultimo posto in Europa come numero di laureati, dell’ultimo posto
come finanziamenti, del saldo enormemente negativo tra chi fugge e chi
entra. Per non parlare dei pasticci degli oltre cinquanta decreti
attuativi, delle insensatezze e iniquità delle abilitazioni nazionali,
dei ricorsi al TAR, e via dicendo. Ma intanto si mangiava pane e
meritocrazia, entro un delirio numerologico che farebbe impallidire i
neopitagorici della media accademia platonica.
Questo mantra si è
rivelato per quello che è, un insieme di falsità costruite ad arte da un
manipolo di prezzolati. E tuttavia esso ha fatto presa sulla parte più
debole dell’opinione pubblica, quella che non possiede i mezzi di
informazione diretta, né una sufficiente dose di pensiero critico. Per
nostra disgrazia esso ha completamente convinto anche il nostro attuale
presidente del consiglio. Ed eccoci al più grave degli attentati alla
nostra millenaria tradizione culturale. Per sanare gli pseudoproblemi
del mantra, che fare? Un salto in avanti non si può fare con forze
interne, essendo esse inaffidabili e corrotte. Ma la geniale soluzione è
a un passo, è l’uovo sodo di Colombo: prendiamo i cervelli dall’estero.
Poi però qualcuno spiega al nostro che non è possibile fare un bando di
concorso che escluda gli italiani, è un pochino contro a quella carta,
si proprio quella, che si dice stia alla base della Repubblica, e che si
vorrebbe a breve manipolare. Ma anche qui il colpo di genio non tarda.
Vabbe’ non escludiamo ex lege gli italiani, se proprio non si può; ma
mettiamo a capo di tutte le commissioni uno straniero, direttamente
scelto da palazzo Chigi.
Come? Sì, avete letto bene: scegli LUI.
Che ovviamente sa tutto di nanotecnologie, di filosofia teoreti, di
analisi molecolare e così via per tutti i campi dello scibile. Non puoi
crederci, lettore ingenuo? Guarda qui.
Proprio così. La più grande umiliazione dell’accademia italiana dai tempi della firma obbligatoria al regime fascista.
In
che sperare? Credo proprio che questa volta un sussulto di orgoglio non
possa non nascere nei nostri rettori, scavalcati, questa volta nemmeno
consultati. Oppure apprestiamoci definitivamente al regime.
*Università di Bologna