il manifesto 2.10.16
Teoria del gender, la devozione patriarcale di Bergoglio
di Bia Sarasini
Non
è neanche a pezzi, la guerra mondiale contro il matrimonio che papa
Bergoglio ha evocato ieri a Tblisi, in un’ora di conversazione a braccio
con i sacerdoti e religiose e religiosi locali nella cattedrale di S.
Maria Assunta.
Una guerra condotta da quella che a tutti gli
effetti rimane l’unica ideologia considerata veramente pericolosa, la
teoria del gender. Oggi «un grande nemico» del matrimonio» – ha detto – è
“la teoria del gender. Oggi c’è una guerra mondiale per distruggere il
matrimonio … ma non si distrugge con le armi, si distrugge con le idee»,
sono le «colonizzazioni ideologiche che distruggono». Per questo
occorre «difendersi dalle colonizzazioni ideologiche».
Papa
Francesco rispondeva a una donna che parlava delle difficoltà nel
matrimonio. «Quanti matrimoni – ha proseguito – si salvano se hanno il
coraggio, alla fine della giornata, non di fare un discorso, ma una
carezza, ed è fatta la pace. Ma è vero, ci sono situazioni più
complesse, quando il diavolo si immischia e mette una donna davanti
all’uomo che gli sembra più bella della sua o quando mette un uomo
davanti ad una donna che sembra più bravo del suo».
Bella e bravo.
L’antropologia di papa Francesco è sempre molto concreta, molto attenta
alla vita reale. C’è una conoscenza in questi due diversi aggettivi,
che connotano i diversi desideri dei mariti e delle mogli. Una visione
tradizionale, ma non distante dalle dinamiche reali, anche se ovviamente
la più brava delle mogli può perdere la testa per il più bello degli
uomini. Lo sottolineo, perché mi colpisce che lo sguardo umano,
realistico del Papa più spiazzante della storia recente, si blocchi di
fronte alle teorie del gender, agitate come un vero e proprio
spauracchio. Il volto conservatore e reazionario di una guida religiosa
sotto tutti gli altri aspetti aperto, innovatore, inclusivo.
Cosa
tiene fuori dalla Chiesa, Bergoglio, assumendo come integralmente
propria la battaglia contro l’ideologia del gender? La conservazione dei
valori patriarcali? La difesa di valori irrinunciabili?
Mi vengono in mente due ipotesi, e le espongo qui come tali.
La
prima è di carattere generale. Con la commissione di studio sulle
diacone, papa Francesco ha aperto una strada che suona minacciosa alla
parte più conservatrice della Chiesa. Per questo sostiene la dottrina
più rigorosa. Soprattutto in una missione difficile come il viaggio nel
Caucaso, che si conclude oggi in Azerbaigian. Molto importante, ma con
risultati ancora incerti. Le distanze dottrinali rimangono profonde, il
clero ortodosso è stato amichevole, ma anche diffidente. Alla messa del
mattino la partecipazione è stata bassa.
L’altra ipotesi è legata
alle circostanze. Al Patriarca caldeo di Bagdad, Louis Raphael I Sako,
che lo invitava a recarsi in Irak, aveva risposto «Inshallah». Mai un
papa ha usato questa espressione della devozione musulmana. Un’audace
apertura rispetto a una severa chiusura.
Come dire progressista nel mondo, conservatore rispetto ai ruoli sessuali. Insomma, patriarcale.