il manifesto 19.10.16
«Accordi segreti per Mosul tra Erdogan e Erbil»
Iraq.
Intervista a Rabun Maruf, capogruppo nel parlamento del Kurdistan
iracheno di Goran, partito di opposizione: quali sono gli obiettivi di
Ankara per il controllo di Mosul nel post-Isis
Proteste sciite a Baghdad contro la Turchia
di Chiara Cruciati
Abbiamo
raggiunto al telefono ad Erbil Rabun Maruf, capogruppo nel parlamento
del Kurdistan iracheno di Goran, partito di opposizione al governo del
Kdp di Barzani.
Qual è l’obiettivo del presidente Barzani a Mosul?
I peshmerga combattono con i governativi ma le diverse visioni sul
futuro della città sono già palesi
Da una parte c’è il governo
centrale di Baghdad che con l’operazione intende riannettere la città e
la sua periferia allo Stato iracheno. Dall’altra Erbil: i peshmerga
hanno stretto con l’esercito governativo una collaborazione ufficiale,
oggi solida ma domani problematica. Le contraddizioni si paleseranno al
momento di decidere chi gestirà Mosul: le agende dei vari attori sono in
contrasto tra loro, tenendo conto che quest’operazione è parte del più
ampio conflitto mediorientale. Impossibile lasciare questi scontri alle
spalle quando si combatte a Mosul: assisteremo allo scoppio di un
conflitto più vasto tra Stati Uniti e Russia sul piano internazionale e
tra Iran e Turchia su quello regionale.
A proposito di Turchia, Ankara non nasconde affatto l’intenzione di controllare la città nel post-Isis.
La
Turchia ha una lunga storia a Mosul: prima della nascita del moderno
Iraq quest’area era parte dell’impero ottomano e c’è, nell’establishment
turco, chi ancora ritiene che debba tornare in qualche modo, diretto o
indiretto, sotto il controllo turco. Un vecchio sogno che si ripresenta
oggi sotto forma delle truppe turche dispiegate nel nord della città e
sotto forma dell’agenda di Ankara: limitare il ruolo sciita a sud e
lungo tutto il confine orientale di Mosul.
Per questo Ankara ha
stretto accordi con il Kdp, il partito del presidente kurdo Barzani, per
un’intesa sul futuro di Mosul. Economicamente gli accordi sono già in
essere e ruotano intorno alle condutture di greggio che dai territori
kurdo-iracheni porteranno petrolio in Europa via Turchia. Politicamente
sono segreti, quanto deciso nello specifico da Erdogan e Barzani resta
sconosciuto. Ma è un’agenda con dei nemici potenti: il governo centrale
iracheno, sì, ma soprattutto l’Iran. Non è da escludere che dopo la
liberazione di Mosul Barzani sia costretto a tornare da Baghdad. Noi,
come Goran, se sosteniamo le forze peshmerga perché liberino persone
occupate e sotto assedio, siamo convinti che debbano essere i cittadini
di Mosul a decidere per il proprio futuro e per il proprio governo. Non
dovremmo interferire nelle loro scelte.
Qual è il clima interno al
Kurdistan iracheno in questo periodo? Esattamente un anno fa esplosero
dure proteste contro le politiche economiche del Kdp e in molti vedevano
nella lotta all’Isis un modo per generare paura e dunque zittire il
dissenso.
Il sentimento nazionale è favorevole ai peshmerga ma
restano forti le proteste contro il governo Barzani: molti sono
convinti, tornando agli accordi con la Turchia per la vendita di
greggio, che buona parte delle entrate economiche energetiche vadano
nelle tasche dell’élite economica e politica, clan corrotti, e non al
popolo. A Sulemaniya, in particolare, continuano le manifestazioni per i
salari non pagati ai dipendenti pubblici, mentre a Dohuk e Erbil
prevale la paura: la natura dittatoriale del governo kurdo, che si
traduce spesso in aggressioni fisiche (anche armate), da parte delle
forze di sicurezza, fa sì che tanti abbiano timore a esprimere le
proprie opinioni o a manifestare.
Un’ultima domanda sul Pkk e l’aggressione della Turchia: Erbil sta dando il suo appoggio ad Ankara. Continuerà su questa linea?
Con
il governo turco che combatte il Pkk senza soluzione di continuità,
Erbil si scontra con il movimento di Ocalan sia in merito al futuro di
Rojava che al controllo delle zone nord, lungo l’invisibile confine tra
Pkk e Kdp. Per questo temo che, dopo la liberazione di Mosul, un
conflitto armato tra Pkk e Kdp possa esplodere.