il manifesto 19.10.16
Buchmesse. Si apre oggi, per proseguire
fino al 23 ottobre, la fiera mondiale dell'editoria di Francoforte.
Quest'anno ospiti sono i Paesi Bassi e le Fiandre
L’occupazione olandese in punta di scrittura
di Claudia Di Palermo
Tra
Olanda e Germania, storicamente, non corre buon sangue.
Dall’occupazione tedesca dei Paesi Bassi durante la II guerra mondiale,
la tendenza degli olandesi è sempre stata quella di distinguersi dai più
ingombranti vicini dell’Est. Lo fa diffusamente lo storico Johan
Huizinga nel saggio La civiltà olandese del Seicento, ma provate anche
oggi a dare del tedesco a un turista olandese e subito vi elencherà,
leggermente infastidito, le loro differenze.
Chissà che questo,
almeno culturalmente, non sia l’anno di una svolta storica: l’Olanda
(insieme al Belgio fiammingo) è ospite d’onore alla Buchmesse di
Francoforte. Stavolta l’Olanda ha deciso di puntare su ciò che i due
paesi condividono, in termini di storia, lingua e cultura. E ha fatto le
cose in grande: i Paesi Bassi e le Fiandre con i loro autori stanno per
invadere, letteralmente, i padiglioni della più importante fiera
mondiale dell’editoria che si svolgerà da oggi al 23 ottobre. È prevista
la presenza di 99 scrittori, impegnati in interviste, letture e tavole
rotonde. Gli appuntamenti letterari si alterneranno a mostre,
rappresentazioni teatrali e incontri dedicati alla cultura olandese e
fiamminga, per un totale di 400 eventi in giro per la città.
I
preparativi alla fiera sono stati affrontati con l’organizzazione degna
di uno dei paesi più avanzati del Nord Europa, con un invidiabile
investimento totale di 5,7 milioni di euro per finanziare le attività
programmate in Germania da marzo a dicembre 2016. Non sorprende che già
si parli di edizione record: nel pre-fiera sono stati venduti i diritti
di traduzione in tedesco di circa 350 libri olandesi e fiamminghi
(finora erano 80 l’anno).
Certo, la situazione in Germania offriva
un terreno favorevole. Già nel 1993 l’Olanda e le Fiandre sono state
ospiti d’onore a Francoforte (l’unico caso di partecipazione ripetuta),
dall’olandese si traduce comunque molto, mediamente con discreto
successo, e alcuni autori sono nomi noti ai lettori tedeschi. Assai
diversa è la situazione in Italia: chi si occupa di letteratura olandese
conosce bene lo sguardo perso dell’interlocutore, non importa quanto
erudito, che precede la fatidica domanda: «Ma chi sono gli scrittori
olandesi?». Eppure anche da noi di libri tradotti dall’olandese ne
girano parecchi, soprattutto grazie ai finanziamenti che arrivano da
Olanda e Belgio a coprire quasi interamente i costi di traduzione. Ma
sono pochi gli editori italiani che seguono da vicino il mercato
editoriale olandese e scelgono di pubblicare, più che un singolo libro,
l’opera di un autore – com’è il caso di Iperborea, che da anni propone
tra le voci più interessanti della letteratura nordica.
Una parte
del problema per cui l’Olanda fatica a crearsi un’identità definita è
forse rappresentata da una denominazione ancora fluttuante della sua
lingua, indicata alternativamente come olandese, ne(d)erlandese,
fiammingo (riferito solo al Belgio, ma è pur sempre la stessa lingua).
In questo forse la disputa accademica ha complicato le cose, perché se
ne(d)erlandese è la variante più corretta (letteralmente dei Paesi
Bassi, di cui l’Olanda è provincia), «olandese» è senz’altro più
comprensibile. Gli anglosassoni (nel cui mercato i libri tradotti
rappresentano solo il 3/4%) hanno la tendenza a semplificare: sui libri
di Paesi Bassi e Belgio scrivono «translated from the Dutch» (tradotto
dall’olandese), tagliando così la testa al toro.
In Italia si
potrebbe comunque fare di meglio per dare un volto più riconoscibile a
una letteratura che peraltro, visto il ricco passato del Paese, è
estremamente variegata. Volendo limitare il discorso al periodo dal
secondo dopoguerra, e dove possibile agli autori disponibili in
traduzione italiana, troviamo quelli che in Olanda vengono chiamati «I
tre grandi», cioè Harry Mulisch, W.F. Hermans e Gerard Reve, che insieme
hanno segnato gran parte della letteratura successiva, il primo con la
sua formidabile vena narrativa, gli altri con romanzi esistenzialisti,
ironici e taglienti.
Il grande vecchio attualmente è Cees
Nooteboom, il Borges olandese che, negli ultimi decenni, si è
conquistato fama mondiale scrivendo romanzi, poesie e cronache di
viaggio, tradotto in più di trenta lingue. Particolarmente apprezzata è
l’opera realistico-grottesca di Arnon Grunberg e si sta affermando
sempre più – anche internazionalmente – Tommy Wieringa, che lo scorso
anno da noi è stato finalista al premio Von Rezzori e allo Strega
Europeo.
Fra i giovanissimi si distinguono autori di opere di
stampo intellettuale (Joost de Vries, Niña Weijers, Nina Polak).
Tradotto in varie lingue il più commerciale Herman Koch, al cui
bestseller La cena (Neri Pozza) è ispirato il film di Ivan De Matteo I
nostri ragazzi. E numerosi bestseller conta il genere del literary
thriller, dominato quasi esclusivamente da scrittrici (Saskia Noort,
Esther Verhoef, Simone van der Vlugt).
In un paese laico ma di
forte impronta calvinista, in cui la traduzione della bibbia è appena
stata votata il libro più importante in lingua olandese, non mancano
scrittori che hanno dedicato alla tematica religiosa – in particolare
alla vita nelle comunità protestanti più ortodosse – romanzi di forte
impatto, come Jan Siebelink, Willem Jan Otten e altri famosissimi in
patria, uno fra tutti Maarten ’t Hart.
L’Olanda potenza coloniale,
oltre che grandi classici firmati da J.J. Slauerhoff e Louis Couperus,
ha poi prodotto diversi autori legati per nascita o storia familiare ai
territori d’oltremare. In special modo, l’Indonesia è stata ispirazione
di romanzi tuttora tra i più letti, come quelli giovanili di Hella
Haasse, Adriaan van Dis e lo splendido Rosso decantato di Jeroen
Brouwers (Edizioni Associate).
Tommy Wieringa
Negli ultimi
quindici anni, a testimoniare le trasformazioni nel tessuto sociale, si
sono affermati diversi scrittori «migranti», rifugiati che hanno
adottato la lingua del paese che li ha accolti o di seconda generazione
turca o marocchina. Inevitabilmente, molti di loro hanno affrontato il
tema dell’integrazione e dell’islam, in toni spessi critici e intrisi di
realismo magico come Hafid Bouazza e Abdelkader Benali, o più
concilianti come nel caso di Kader Abdolah, uno scrittore di origine
iraniana, autore tra l’altro di una biografia romanzata di Maometto e di
una rielaborazione del Corano per il pubblico olandese.
Un altro
filone di successo è la saggistica letteraria, in cui a ricerche
puntuali su un tema si uniscono elementi di finzione e autobiografia. In
italiano sono tradotti ottimi esempi di autori molto amati in patria
come Frank Westerman, Jan Brokken e Geert Mak. Grande seguito ha in
Olanda la poesia, frequentata sorprendentemente anche da giovani che si
esibiscono in giro per il paese in manifestazioni dedicate. Dal 2000, a
conferma del gradimento del genere, è stata istituita la figura del
poeta laureato sul modello inglese. Un capitolo a parte meriterebbe la
letteratura per bambini, che ricopre una fetta consistente del mercato
editoriale – basti dire che la scrittrice Carry Slee ha appena
festeggiato i cinque milioni di libri venduti.
Se finora non si è
parlato esplicitamente delle Fiandre, è perché gli scrittori fiamminghi
vengono pubblicati prevalentemente da editori olandesi e partecipano
attivamente alla vita letteraria olandese. Con sei milioni di parlanti
rispetto ai quasi diciassette dell’Olanda, è inevitabile che l’asse sia
spostato verso nord. Sulle orme di Hugo Claus, autori fiamminghi come
Tom Lanoye e Dimitri Verhulst riscuotono grandi consensi in Olanda,
tanto che lo scorso anno è stato eletto scrittore più influente in
lingua olandese un belga, Stefan Hertmans.
Chissà dunque che la
massiccia invasione a Francoforte, e l’onda lunga che verrà generata,
non avrà il merito di far scoprire anche ai lettori italiani le opere di
alcuni di questi scrittori e di farne ricordare infallibilmente il
nome. E magari di suggerirlo anche all’accademia svedese, visto che a
oggi nessun autore olandese è mai stato premiato a Stoccolma.
SCHEDA
L’Olanda
è un paese dove si legge e si traduce moltissimo. Dall’italiano si
trova di tutto, dai grandi classici a scrittori meno noti come Tarchetti
e D’Arzo, ai bestseller di Paolo Giordano ed Elena Ferrante. Ogni anno
viene organizzata una settimana del libro, con eventi e letture. Per
ogni acquisto in libreria viene regalata una novella scritta per
l’occasione da un autore affermato. Esiste anche una variante dedicata
ai bambini. La promozione della letteratura olandese in patria e
all’estero è affidata alla Dutch Foundation for Literature , di cui
esiste un corrispondente fiammingo, il Flemish Literature Fund.
Finanziate generosamente dal Ministero della cultura, sovvenzionano le
traduzioni straniere delle opere di narrativa e saggistica di qualità,
fino al 70% del totale (il 100% se si tratta di classici). Ai
traduttori, offrono soggiorni mensili in una casa del traduttore, a cui è
abbinato un piccolo stipendio. Per gli scrittori ci sono borse, viaggi
per promuovere libri e partecipare a manifestazioni all’estero. Gli
editori stranieri vengono regolarmente invitati per conferenze e
incontri conoscitivi con l’attualità letteraria locale.