il manifesto 15.10.16
L’Ape velenosa del governo Renzi
Pensioni.
Aumentano a sorpresa gli anni di contributi necessari per accedere
all'anticipo pensionistico “agevolato” per i mestieri gravosi: da 20 a
30 se il lavoratore è disoccupato, addirittura a 36 se attivo. Cgil
molto critica: "Il governo cambia le carte in tavola, e introduce nuove
barriere per non permettere l'accesso alla pensione". Gli edili,
unitariamente, sugli scudi. E per i mestieri non gravosi l'Ape costa,
per vent'anni, un taglio mensile del 4,6% della pensione
di Riccardo Chiari
ROMA
Il governo innesta nottetempo alla già discussa Ape un pungiglione
velenoso: aumentano gli anni di contributi necessari per poter accedere
all’anticipo pensionistico “agevolato” (cioè gratuito), che passano da
20 a 30 se il lavoratore è disoccupato, e addirittura a 36 se è ancora
attivo. “Si tratta di una novità – spiega Cesare Damiano, dem
insospettabile di fronda – che configura l’intervento come pensione di
anzianità e non di vecchiaia: 63+36, torniamo a quota 99?”. Ancor più
arrabbiata la Cgil: “Ci sono nuove barriere che riteniamo siano
inventate esclusivamente per ridurre la platea – commenta Susanna
Camusso – per non permettere l’accesso alla pensione. In più queste si
scontrano proprio con le ragioni delle pensioni di vecchiaia, che
normalmente sono quelle delle categorie discontinue”. Quanto al metodo,
la critica non è meno forte: “Ci siamo trovati stamani a un non rispetto
delle cose che abbiamo detto nelle ore di discussione”. Un vecchio
vizio di Palazzo Chigi.
Una nota di Corso d’Italia registra in
dettaglio quanto accaduto: “Nell’incontro con il governo si sono
consolidati i punti che nel verbale di sintesi del 28 settembre erano
già oggetto di intesa: cumulo gratuito, quattordicesima, no tax-area,
normativa sugli usuranti, cancellazione delle penalizzazioni”. Fin qui
tutto ok. Ma la riunione, chiosa la Cgil, verteva sui due temi
“sospesi”: lavoratori precoci e Ape agevolata.
“Sui precoci – tira
le somme il sindacato – se i testi finali corrisponderanno, diamo un
giudizio positivo per il recupero del lavoro di cura come requisito
della platea, pur nel limite generale dell’intervento. Sull’Ape
agevolata invece il governo ha cambiato le carte in tavola”. Con il
requisito contributivo di 30 o 36 anni. Quanto di più lontano dalla
discussione fatta fino a ieri, incentrata su un anticipo pensionistico
agevolato con 20 anni di contributi. “Se penso alle donne che hanno
grande discontinuità contributiva – osserva sul punto Camusso – se penso
al Mezzogiorno, vuol dire aver inventato all’ultimo giro dei criteri
per escludere le persone”.
Fermo restando il principio – già di
per sé discusso – secondo cui i futuri pensionati di mestieri non
“gravosi” dovrebbero indebitarsi con le banche per 20 anni, dovendo
sottoscrivere anche una polizza assicurativa, con un taglio della
pensione oscillante tra il 4,5% ed il 4,6% per ogni anno di anticipo
(abbassato il quasi usuraio 7% di partenza), anche dalle categorie dei
lavori “gravosi”, che ora comprende tra gli altri gli operai
dell’edilizia, le maestre d’asilo, gli infermieri, i macchinisti e i
camionisti, arrivano prese di posizione critiche: “Per un operaio edile –
fanno sapere Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil – 35-36 anni di
contributi per l’Ape agevolata sono troppi. Così come 30 anni se
disoccupati. Gli edili quasi mai raggiungono la pensione di anzianità
con questa contribuzione”.
Si fa sentire anche il commissario (ed
ex edile) della Cgil napoletana Walter Schiavella: “Per i lavoratori
gravosi e discontinui dell’intero Mezzogiorno sarebbe una beffa: quanti
muratori o infermieri, quanti braccianti od operai hanno 36 anni di
contributi in lavori spesso già precari e discontinui ovunque, e ancor
più nel Mezzogiorno? Pochi. E per quei pochi rischia di scattare il
tetto di reddito (oltre i 1.350 euro lordi c’è la penalizzazione) come
ulteriore tagliola”.
Anche se il testo definitivo che sarà
introdotto nella legge di bilancio non è stato reso pubblico, e su
questo la Cgil muove altre critiche, Renzi &c. muovono sul piano
simbolico assicurando che l’anticipo pensionistico, con o senza
penalizzazioni, entrerà in vigore dal Primo Maggio prossimo. Fra le
tante critiche (da Sì e Prc a M5S, da Fi alla Lega), una sintesi arriva
da Giorgio Airaudo: “L’Ape punge solo i lavoratori: la legge Fornero non
viene modificata, e con il sistema del prestito si aiutano solo le
banche e le assicurazioni”.