il manifesto 15.10.16
Pedretti (Spi Cgil):«Così l’anticipo pensionistico Ape esclude le donne e i lavoratori del Sud»
Pensioni.
Da 20 a 36 anni. L'aumento deciso all'improvviso del governo della
soglia per l'anticipo pensionistico gratuito fa infuriare la Cgil. Ivan
Pedretti, segretario dei pensionati di Corso Italia: "uscita
estemporanea e sbagliata. È un’operazione che stringe le maglie delle
risorse e riduce per molti la possibilità di accedere ai requisiti"
intervista di Roberto Ciccarelli
Ivan
Pedretti, segretario Spi-Cgil, i contributi per l’Ape social sono stati
aumentati da 20 a 36 e 30 anni per alcune categorie. Il governo si è
rimangiato la parola?
È un’uscita estemporanea e sbagliata. È
un’operazione che stringe le maglie delle risorse e riduce per molti la
possibilità di accedere ai requisiti definiti sull’anticipo
pensionistico. Questo significa tagliare fuori le donne e tanti
lavoratori del Sud che non hanno una carriera lavorativa lunga. È una
scelta che non corrisponde alla discussione che abbiamo fatto. Farebbero
bene a correggere il tiro altrimenti dimostrerebbero di non essere
affidabili fino in fondo.
Pensate che questa soglie siano state inventate per ridurre la platea dei beneficiari. Significa che il governo non ha i soldi?
Appunto.
C’è stato probabilmente uno scontro nel governo con il ministero
dell’Economia e le risorse sono state ristrette. Per recuperarle
potrebbero fare qualche intervento in meno sulle detrazioni alle imprese
e favorire i lavoratori.
L’anticipo pensionistico-Ape sarà a
carico dello Stato per chi ha meno di 1.350 euro lordi al mese. Per
tutti gli altri è giusto andare in prepensione facendo un mutuo con una
banca?
Non mi pare una grande soluzione ed è scarsamente
appetibile perché si anticipa la pensione facendo un debito con Inps e
banche. Abbiamo provato a correggere questo sistema. Il governo ha
provato a cambiarlo. Non credo che saranno in molti i lavoratori ad
accedervi, tranne quelli che saranno obbligati.
C’è l’accordo sulla 14esima. In cosa consiste?
In
un aumento e nell’estensione della platea dei beneficiari a 1 milione e
250 mila pensionati in più. Tra i 330 e i 500 euro dei pensionati fino a
mille euro, tra i 100 e i 150 euro di aumento per chi già percepisce la
quattordicesima. Rispetto all’ipotesi iniziale del governo che voleva
aumentare le minime, abbiamo chiesto che l’aumento fosse rapportato ai
contributi. La 14esima ha questo pregio perché si riferisce a soggetti
che hanno versato per 15, 20, 25 anni. Abbiamo dato una possibilità agli
ex operai di 10-12 anni fa che prendono attorno a 900 euro al mese. È
un primo passo che risponde alle esigenze delle pensioni basse legate ai
contributi.
Le altre misure che vi soddisfano?
C’è il
passaggio dalla ricongiunzione onerosa a quella gratuita che può
favorire tante persone che non hanno potuto andare in pensione perché
era costosissima. Può essere in futuro utile per le nuove generazioni
che hanno carriere discontinue. Lo chiedevamo dal 2010.
Il 17,7% degli anziani over 75 mangia meno a causa della crisi. In che modo queste misure li aiuteranno?
Per
le fasce più basse fino a mille euro c’è un riconoscimento di 500 euro
in più, mediamente 40 euro al mese in più. Fino a 8.125 euro è
riconosciuta per la prima volta l’esenzione totale come per il lavoro
dipendente. Altre risorse arriveranno dall’esenzione di alcune tasse
locali. Piccole cose, ma è un’inversione di tendenza perché sono dieci
anni che le pensioni diminuiscono a causa del blocco della
rivalutazione.
Renzi è soddisfatto dell’accordo. È l’inizio di una nuova stagione o lo fa solo in vista del referendum costituzionale?
Lo
deciderà lui. Per me conta il merito. Il governo è stato costretto a
negoziare con il sindacato mentre fino a ieri diceva che il dialogo non
era praticabile. Forse la sua politica non è stato il massimo e oggi ha
necessità di trovare un intesa con noi. È un patto importante perché
nell’intesa ci sono impegni anche per un superamento di alcuni aspetti
della Fornero. Il governo si è impegnato. Vedremo se sarà vero.
Altrimenti ci mobiliteremo.