il manifesto 15.10.16
La strategia del vedo-e-non vedo sui tagli alla Sanità pubblica
Legge
di Bilancio. Preoccupate le regioni: "Se il governo decide di
rimangiarsi la “sua” parola è una scelta dell’esecutivo". Il governatore
della Puglia Michele Emiliano (Pd) sui tagli da un miliardo e mezzo
alla Sanità e l'annuncio di assumere 10 mila statali: "Uno come Renzi
che spara queste cifre è in una situazione politica di grande
difficoltà"
di Roberto Ciccarelli
Tagli alla
sanità spacciati come un aumento. La logica è solo apparentemente
paradossale. È il gioco del vedo-non-vedo che il Sistema Sanitario
Nazionale subisce da quando è iniziata l’austerità, ogni fine d’anno, in
coincidenza con le manovre finanziarie. Nella stessa direzione vanno le
indiscrezioni, smentite con poca convinzione dal ministero della
Salute, nelle ore che ci separano dalla presentazione della legge di
bilancio 2017 che dovrebbe essere licenziata oggi dal Consiglio dei
Ministri. Li temono le Regioni che ieri si sono incontrare a Roma per
una conferenza straordinaria. Cercano di ammorbidire una manovra che si
preannuncia pesante per gli enti locali. Si discute ancora al buio, il
governo ha tutte le carte in mano. Gli obiettivi da colpire sono noti:
sono a rischio vaccini, esenzioni dai ticket, farmaci innovativi, le
assunzioni dei medici e degli infermieri e non sarebbero applicati i
nuovi Lea, i livelli essenziali di assistenza, approvati dal governo e
ora in Parlamento per un parere non vincolante. «Chiediamo che sulla
parte sanitaria il Fondo rimanga quello scritto nel Def e nell’intesa
Stato-Regioni di febbraio (113,063 miliardi di euro per l’anno 2017 e
114,998 miliardi di euro per il 2018, e di non fare un taglio su quanto
promesso. Se poi il governo decide di rimangiarsi la “sua” parola è una
scelta dell’esecutivo» afferma Massimo Garavaglia, coordinatore degli
assessori all’Economia delle Regioni.
Nelle ore decisive, e sulla
base di indiscrezioni, tutti temono che il governo non rispetti gli
impegni presi, anche a livello istituzionale, non solo con gli annunci.
Il balletto sulle cifre non è un gioco singolare: incide sulla qualità
dei servizi ai cittadini che non è esattamente il migliore, per usare un
eufemismo. In ballo c’è anche la spending review che non è solo un
mantra recitato in ossequio alla prassi autunnale del Bilancio. Quasi
sempre va a intaccare la sanità. Al netto del tira e molla sulle cifre
alla Sanità andrebbero 112 miliardi. «Rispetto al 2016 – spiega Stefano
Cecconi, responsabile politiche della salute della Cgil – sarebbe
dimezzato l’aumento del Fondo che aumenterebbe solo dello 0,9%. Verrebbe
così meno il finanziamento minimo previsto dall’Intesa Stato-Regioni
del 7 settembre scorso, fissato dalla legge, per l’adozione dei nuovi
Lea. Non possiamo accontentarci del “meglio poco che niente” come fa
qualcuno».
La malinconica certezza che la manovra non basterà
alligna anche nel campo del Pd. Il presidente della Regione Puglia
Michele Emiliano ha colto una delle contraddizioni di Renzi. Prendiamo
ad esempio l’annuncio che ieri ha riempito le colonne dei giornali:
l’assunzione di 10 mila statali.
Un colpo di teatro in uno
scenario allarmato dalle voci sul taglio di un miliardo e mezzo sulla
sanità. «Uno che spara queste cifre – ha detto Emiliano – è in una
situazione politica di grande difficoltà». Può darsi. Come sempre nel
caso di Renzi i numeri vengono sparati per sollevare cortine fumogene,
inviare messaggi contradditori per rendere illeggibile la situazione e
truccare alla prossima mano di poker. Tutto viene ricondotto
all’armageddon del 4 dicembre, giorno del referendum sulla riforma
costituzionale: «Non funzionerà l’idea di fare una manovra finanziaria
generosa per avere un risultato elettorale positivo». Una chiosa, quella
di Emiliano, che la dice lunga sul morale delle truppe nel Pd.