domenica 2 ottobre 2016

Il Fatto 2.10.16
Svendita greca e Carta di Atene: consigli pratici a Tsipras
di Marco Palombi

Ogni tanto tocca tornare sulla questione greca. Non che ci siano novità sostanziali: la strada è segnata almeno dacché Alexis Tsipras, con un clamoroso voltafaccia, si arrese ai creditori. Da allora, è ostag- gio della Troika e l’unica cosa che può fare è applicarne gli ordini fino alla sconfitta elettorale. L’ultimo atto di obbedienza è di qualche giorno fa, quando Syriza ha votato un provvedi- mento governativo che conferisce a un Fondo creato dai creditori internazio- nali (e guidato da un manager scelto da loro) una serie di beni statali: ae- roporti, autostrade, le società che posseggono le infrastrutture dell’acqua ed elettriche, il fondo di stabilità bancario, l’agenzia per le pri- vatizzazioni e beni immobili sparsi.
La rinuncia formale alla sovranità, dopo quella sostanziale, porterà in premio al governo greco l’ennesima tranche di aiuti (2,8 miliardi) e la pro- messa che in futuro una parte del de- bito pubblico sarà cancellata. Cioè, forse: prima, pare, bisognerà riforma- re ancora il mercato del lavoro, troppo rigido per i gusti dei creditori (d’altronde, la deflazione sala- riale è stata solo del30%...).Dice: ma va così male? No, perché Tsipras ha la “Carta di Atene”, scritta con Ren- zi, Hollande e altri tizi il 9 settembre: crescita, più investimenti, basta au- sterità, un’altra Europa è possibile. Ci si perdonerà il gioco di parole, ma sul- la Carta di Atene – a differenza che sui beni dello Stato – Tsipras ha, almeno finché resta sulla carta, carta bianca. E quando uno ha carta bianca si sa già, con Totò, cosa consigliargli di farne.