Il Fatto 13.10.16
Cattedre Natta
Matteo e il disprezzo per i docenti
Nel Ventennio la “chiamata per chiara fama” per fascistizzare gli atenei
di Angelo D’Orsi
La
furia modernizzatrice dell’iperfuturista Matteo Renzi non conosce
limiti né ostacoli. Accanto alla velocità, e al mito del cambiamento,
il percorso del “riformista” Renzi ha una stella fissa intorno a cui
tutto il suo progetto politico deve ruotare: la meritocrazia. Una bufala
clamorosa, che tuttavia, riscuote sempre un notevole credito, in una
pubblica opinione instupidita da giornalisti di regime. La notizia delle
500 “Cattedre Natta”, riportata ieri da Gianni Barbacetto e Carlo Di
Foggia sul Fatto Quotidiano lascia sbigottiti. E giustamente si è
evocato l’eterno fantasma del fascismo. Espediente retorico? Beh, vale
la pena di ricordare Giuseppe Bottai, il fascista cosiddetto “moderato”,
che occupò la Minerva dal 1936 al 1943, titolare di quello che al
tempo si chiamò ministero dell’Educazione nazionale. Oltre a s m o n t a
r e quello che rimaneva della Riforma Gentile, “la più fascista delle
riforme” secondo il Duce (in vero, più liberale e aristocratica che
fascista), e prima di dedicarsi a una forsennata caccia agli ebrei che
“infestavano” la scuola italiana avviata sulla luminosa strada del
razzismo di Stato, Bottai realizzò alcune iniziative, alcune persino
buone, seguendo l’idea di fare della scuola il serbatoio delle nuove
intelligenze italiane (e fasciste). Tra esse, la “chiamata per chiara
fama”, che doveva essere riservata al ministro, su proposta delle
autorità accademiche, in casi eccezionali. Non c’era polemica verso il
corpo docente e i suoi meccanismi di selezione, ormai stabilizzati
fascisticamente, ma non di rado capaci di “p r emiare il merito”;
piuttosto la volontà di saltare le normali procedure, magari portando
in cattedra studiosi che non avevano il curriculum burocraticamente
perfetto, ma di grande valore (non sospetti di antifascismo). La norma
voleva sì sottolineare il potere del ministro come dominus, ma nel
contempo mirava a una sorta di autolegittimazione scientifica di Bottai,
che ebbe sempre forti ambizioni intellettuali. La trovata renziana,
nella quale si nota, come in altri casi, la programmazione numerica
(sono sempre cifre tonde, che devono colpire l’immaginario), sembra
animata da uno spirito in parte simile: il fastidio per la cultura
libera e critica, che porta a dividere il campo in “chi mi sostiene” vs
“chi mi critica”, già espresso in polemiche e attacchi ai professori
universitari da parte di Renzi e dei suoi pasdaran, spesso provvisti di
qualsiasi titolo giuridico e scientifico, anche in questo sulla scia di
Berlusconi. Ma al progetto ddelle “ Cattedre Natta” s e mbra sotteso,
diversamente da Bottai, il disprezzo per l’intera docenza universitaria,
coerentemente con il messaggio di Raffaele Cantone, che ha spiegato la
fuga dei cervelli con la corruzione nelle università, dimenticando la
quasi cancellazione dei fondi per la ricerca e una riduzione progressiva
del finanziamento ordinario agli atenei (stipendi compresi) che ci
inchioda agli ultimi posti della classifica internazionale! I 500,
dunque: ancora una volta domina il gigantismo, come nella filosofia
delle grandi opere e dei grandi eventi, accanto al ferale mito
dell’eccellenza. Invece di rimettere in salute gli atenei italiani, si
destinano cifre importanti a un singolo evento, o istituzione; e in
linea con la “riforma” costituzionale, si procede all’accentramento di
potere nell’Esecutivo e nel premier. Chi sceglierà i cattedratici?
Sarà il ministro della Salute Beatrice Lorenzin a dare le cattedre di
Ginecologia? Migliaia di precari stanno invecchiando senza prospettive,
pur tenendo in piedi l’istituzione; altre migliaia di ormai ex giovani
attendono il miracolo della chiamata, dopo aver ottenuto l’abilitazione.
E così via. La carica dei 500 è uno schiaffo anche a loro.