venerdì 14 ottobre 2016

Corriere 14.10.16
Manovre per il referendum La Cgil e la scelta del No
risponde Sergio Romano


Susanna Camusso, segretaria della Cgil, ha dichiarato in più occasioni il No del sindacato al prossimo referendum costituzionale. Non ritiene, nel caso specifico, che estendere la propria legittima posizione personale a milioni di iscritti sia azzardato e criticabile come altre situazioni che hanno portato alla restituzione della tessera da parte di pensionati e lavoratori come quasi certamente della mia?
Carlo Rovina

Caro Rovina,
La posizione della Cgil sul referendum costituzionale del prossimo dicembre è descritta nel testo di un ordine del giorno approvato l’8 settembre dalla sua Assemblea generale nazionale. Ma l’iniziativa risale a un ordine del giorno precedente, approvato il 24 maggio. Da allora il sindacato avrebbe organizzato «centinaia di iniziative di confronto e approfondimento che hanno riscontrato anche posizioni diverse ma un consenso nei confronti dei giudizi espressi dalla Cgil».
Segue, nel testo, una analisi delle singole riforme da cui risulta che il sindacato è favorevole alla fine del bicameralismo paritario con la istituzione di una seconda Camera rappresentativa delle Regioni e delle Autonomie locali; ed è altrettanto favorevole alla revisione della riforma del Titolo V approvata nel 2001 sul rapporto fra le Regioni e lo Stato. Ma ritiene che il nuovo progetto costituzionale avrà per effetto un eccessivo rafforzamento del potere del governo e dello Stato centrale. L’organizzazione riconosce agli iscritti e ai dirigenti il diritto di esprimersi diversamente, ma «dopo questi mesi di discussione sul merito della riforma, l’Assemblea generale della Cgil invita a votare No in occasione del prossimo Referendum costituzionale».
Questa presa di posizione suggerisca qualche commento. In primo luogo il sindacato non è una semplice associazione privata. È una organizzazione a cui l’art. 39 della Costituzione riconosce il diritto di «stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce». Può farlo tanto meglio quanto più dimostra di essere totalmente dedicata agli interessi economici dei suoi membri, indipendentemente dalle loro simpatie e affiliazioni politiche. Se una questione nazionale, come la riforma della Costituzione, rischia di dividere il Paese in due campi contrapposti — per Renzi e contro Renzi — la maggiore preoccupazione di una organizzazione sindacale dovrebbe essere quella di astenersi da qualsiasi atteggiamento che possa intaccare la propria neutralità e credibilità. Sappiamo che i sindacati italiani vengono da una storia in cui hanno spesso avuto un profilo ideologico e politico. Ma proprio quella storia, dopo la crisi delle ideologie, dovrebbe rendere la Cgil ancora più guardinga.