La Stampa 14.10.16
I cinque stelle orfani della copertura di Dario Fo
di Marcello Sorgi
Rimpianto
e celebrato come un padre della patria, da Mattarella e Renzi, da
sinistra a destra, Dario Fo, artista anti-regime per tutti i novant’anni
della sua vita, lascia un vuoto politico all’interno del Movimento 5
stelle, l’ultima formazione a cui si era avvicinato, partecipando anche
alla campagna elettorale per le politiche del 2013, e più di recente
anche alla corsa per il Campidoglio, in sostegno di Virginia Raggi.
Fo
incarnava l’anima di sinistra del movimento fondato da Beppe Grillo,
che invece ha preferito sempre glissare sulla collocazione dei 5 stelle,
usando indifferentemente l’ambientalismo, la questione degli immigrati,
perfino la mafia, e incoraggiando qualsiasi psicosi liberata dalla
rete, per raccogliere consensi a 360 gradi. Fo, che veniva dall’estrema
sinistra milanese, aveva fatto del suo teatro impegnato una missione
politica fin dagli Anni 70, si era schierato subito contro il
centrosinistra di governo, e del M5s aveva scelto l’opposizione
intransigente, senza mai preoccuparsi delle discutibili, in qualche
caso, esperienze di amministrazione. Si era così stabilito una sorta di
tacito accordo, tra il grande teatrante, che si era avvicinato al
Movimento tramite Gianroberto Casaleggio, e la base stellata che, dai
palchi su cui saliva accompagnato da Beppe Grillo, amava incitare alla
protesta e al rifiuto, con le stesse parole adoperate tante volte
davanti agli spettatori nei suoi teatri.
Ecco perchè difficilmente
il vuoto emotivo, prima che politico, lasciato da Fo, sarà riempito. Al
vertice del Movimento, un gradino sotto Grillo, Luigi Di Maio e
Alessandro Di Battista hanno alle spalle storie e formazioni di destra.
Le due sindache, Raggi e Appendino, non sono certo di sinistra.
Gianroberto Casaleggio, che una parte del vissuto di Fo, e non solo per
amicizia, certamente condivideva - non foss’altro per l’atteggiamento
rivoluzionario, il ruolo da guru e una qualche tendenza complottista -, è
mancato qualche mese prima di lui.
A conti fatti, il Movimento
non ha interesse a far chiarezza sui rapporti con la sinistra: nel corso
di questa legislatura, con la sola eccezione della convergenza
sull’elezione dei giudici costituzionali, Grillo ha visto crescere la
sua creatura attaccando Renzi e costruendo insieme a lui una sorta di
nuovo bipolarismo, che s’è nutrito della crisi del centrodestra e si
ripropone ad ogni scadenza elettorale, referendum compreso. Non a caso
all’assemblea trasversale del No organizzata da D’Alema e Quagliariello,
c’erano tutti i contrari alla riforma, ma di 5 stelle non se ne sono
visti.