Corrriere 3.10.16
Beppe Vacca, per il Sì
«D’Alema è mio fratello ma sulla riforma sbaglia, non rafforza il premier»
intervista di Monica Guerzoni
ROMA
«Finalmente la grande politica...». Filosofo del diritto e presidente
dell’Istituto Gramsci, Beppe Vacca è stato deputato del Pd e dirigente
dei Ds e ora, da sinistra, guida il fronte del Sì nel Lazio.
Napolitano ha bacchettato Renzi per i «molti errori» che hanno favorito il No.
«L’errore di aver personalizzato troppo non lo ha fatto solo lui, ha cominciato l’opposizione».
Non fu Renzi a legare il suo destino politico alla riforma?
«È stata l’opposizione a farne un referendum sul governo, poi Renzi ha fatto più uno e in questo ha sbagliato».
Il Sì è in tempo per recuperare?
«La
vera campagna è appena iniziata. La strategia che unisce tutti i No è
portare gli italiani a votare sul proponente, anziché sulla proposta».
La vostra contromossa?
«Spiegare
le ragioni del Sì. La riforma allarga la partecipazione democratica,
garantisce maggiore efficienza del Parlamento ed elimina la legislazione
concorrente tra governo centrale e Regioni».
Il taglio dei costi della politica la convince?
«È
un argomento demagogico, infatti non lo proponiamo come fondamentale.
Spiegando bene i punti della riforma io spero che si riesca a rimuovere
la campagna del No per accrescere il disgusto dei cittadini nei
confronti della politica».
Vogliono abbattere Renzi?
«Non
sono mica stupidi! Lavorano per far scendere il quorum, così in campo
restano solo gli anti premier... Ma io vedo un inizio di mutamento. Se
l’elettore si interessa e discute del merito, capirà che il dominus del
referendum è lui».
Fa bene il leader del Pd a cambiare l’Italicum per tentare di ricompattare il partito?
«È
giusto cercare un punto di intesa, anche se i tempi prima del 4
dicembre non ci sono. Per me il Parlamento come è stato ridisegnato
dalla riforma è compatibile con qualsiasi legge elettorale».
Per Bersani il Paese è sull’orlo del burrone...
«Io
ho fatto parte della minoranza e se condividessi uno solo dei loro
argomenti non avrei accettato di coordinare il Sì nel Lazio».
Non si esagera nel dire che è la riforma cruciale degli ultimi vent’anni?
«Il Paese ne ha bisogno dagli anni 80, per il rapporto tra politica interna e internazionale».
Rafforza troppo i poteri del premier?
«Manco
per niente. Come fa il capo del governo a prendersi tutto, se il quorum
per eleggere le istituzioni di garanzia viene rafforzato?».
Che impressione le fa trovarsi dalla parte opposta di Massimo D’Alema?
«È mio fratello minore. Ma, personalizzando la sfida sul governo, sta dando una mano a Renzi».