Corriere 3.10.16
Alberto Asor Rosa, un netto No al referendum
«Un progetto pericoloso. Troppo peso al governo con la nuova Carta»
intervista di Daria Gordinschy
ROMA
«Non sono un costituzionalista, quindi i miei apprezzamenti hanno ben
poco di tecnico…». Prima di cominciare a parlare del suo netto No al
referendum del 4 dicembre, precisa questo Alberto Asor Rosa, storico
della letteratura, saggista, alle spalle un passaggio alla Camera per il
Pci alla fine degli anni 70.
Giorgio Napolitano sabato ha dichiarato che, se vincesse il Sì, il Parlamento tornerebbe «un luogo degno».
«Ha
deciso di sostenere a spada tratta la causa del Sì. E mi permetto di
dire che forse sarebbe stato più conveniente un atteggiamento di maggior
distacco da parte di un presidente emerito della Repubblica che ci
rappresenta tutti. Ha voluto rappresentare soltanto una parte dei
cittadini: avremmo auspicato non vedere mai una cosa così».
Tenendo da parte gli aspetti tecnici, perché è contrario alla revisione costituzionale?
«È
evidente che è stata voluta per trasferire il più possibile dal
Parlamento al governo il potere di scelta. È il progetto di Matteo
Renzi. E, in un’Italia che è soggetta a convulsioni
politico-istituzionali di ogni genere, è molto pericoloso. A maggior
ragione vista la connessione perversa della riforma con l’Italicum, che
tende anch’esso ad accentrare potere nelle mani del governo, di un solo
partito e di un solo leader».
Adesso Renzi afferma di volere modificare il sistema di voto.
«C’è
motivo di dubitarne. Come tardivamente richiesto dalla minoranza del
Pd, la modifica andava fatta prima del referendum. E sarebbe stato un
argomento quasi vincente nelle mani del presidente del Consiglio per far
prevalere il Sì. Se non lo ha fatto, c’è da pensare che non lo farà».
C’è stata un’eccessiva personalizzazione di questo referendum?
«Per
inequivocabile responsabilità del fautore della riforma, cioè Matteo
Renzi, si è spostata l’attenzione sulla permanenza nel ruolo di una
singola persona».
Poi però anche molti avversari gli sono andati dietro.
«La
responsabilità storica è di Renzi. Ma certamente gli oppositori hanno
acconsentito anche loro a trasformare il referendum in un fatto
politico-elettorale. E così, qualunque sarà il risultato della
consultazione, potrebbe esserci il rischio di uno scollamento
istituzionale».
Dunque, che fare?
«Bisogna spostare il
dibattito sul merito della riforma. Anche se Renzi, che è una figura di
estrema mediocrità politico-culturale, tende a focalizzare tutto su se
stesso giocando su un abbassamento generale del tessuto politico e
culturale italiano».
Daria Gorodisky