Corriere La Lettura 23.10.16
La storia all’inizio della storia
In
greco Mesopotamia significa «Terra in mezzo ai fiumi»: il Tigri e
l’Eufrate. Tuttavia, questo nome non è documentato fino al IV secolo
a.C.. Nei quattro millenni precedenti, questa terra fu chiamata in vari
modi: per lo più Assur o Assiria a nord, e Sumer, Akkad, Babilonia o
Caldea a sud. Oggi coincide più o meno con l’Iraq. La sua storia, che
sfuma nel mito ed è spesso dimenticata, è di capitale importanza per la
nostra cultura. Essa è spesso evocata nella Bibbia, e ha dato origine a
figure leggendarie come Semiramide, Sardanapalo o Nabucodonosor, che
ispirarono letterati e artisti. Fu soprattutto la sede di grandi
rivoluzioni che cambiarono tutti gli aspetti della vita e della società,
fra cui l’irrigazione, le città, alla fine del IV millennio, la
scrittura. Era un mondo rivolto all’esterno, aperto a commerci e scambi,
che definire all’avanguardia sarebbe riduttivo. La nuova mostra al
Louvre di Lens L’Histoire commence en Mésopotamie , ispirata
dall’urgenza di salvare le antichità messe in pericolo dalla guerra,
esplora quattro millenni di storia, dal 4000 a.C. fino alla conquista di
Alessandro Magno nel 334 a.C..
A Uruk, «prima città» fondata a
metà del IV millennio (da cui probabilmente deriva l’arabo al-Iraq ),
culminano processi culturali che portano a una rivoluzione urbana
paragonabile per importanza a quella industriale dell’era moderna. La
posizione la rende l’ambiente ideale per un’agricoltura varia e
produttiva, che comporta la divisione e la specializzazione del lavoro,
lo sviluppo tecnologico, l’elaborazione di un sistema di pagamenti in
razioni alimentari, l’emergere di una classe dirigente, l’imposizione
fiscale centralizzata. Al vertice c’è un sacerdote-re legato al tempio,
fulcro della città; la principale dea è Inanna, signora del cielo e dea
dell’amore. A Uruk viene inventata la scrittura, che serve anzitutto a
registrare merci e a garantire l’integrità di transazioni. Dapprima sono
impressi timbri con sigilli a stampo su anfore, con informazioni circa
il contenuto e l’autorità garante. Poi s’incomincia a stampare un timbro
più lungo, con sigilli cilindrici, che rotolano su una superficie più
vasta. Decisiva è pure la sostituzione di un «codice oggettuale» di
contrassegni, simboleggianti merci o quantità, racchiusi in un involucro
di argilla, con un «codice grafico», cioè il disegno dei medesimi
simboli con uno stiletto di canna. La scrittura cuneiforme, dapprima
usata per scrivere il sumerico, è in grado di tradurre un gran numero di
lingue, come l’accadico, lingua semitica da cui derivano l’assiro e il
babilonese. Nasce anche un sistema numerico complesso, sessagesimale e
decimale, ispirato dai fenomeni naturali: la divisione dell’anno in
dodici mesi di trenta giorni dura ancora oggi.
Nel 2300-2200 a.C.
si crea l’impero di Akkad sotto re Sargon, «uomo nuovo» di origini
oscure e irregolari, che introduce una nuova concezione della regalità,
da cultuale e amministrativa ad eroica e guerresca. Sargon si vanta
nelle sue iscrizioni di aver vinto 34 battaglie e sottomesso 50 sovrani,
fino a lavare nel mare inferiore (il Golfo Persico) le armi grondanti
di sangue. Poi assesta l’impero organizzando un dominio commerciale
esteso fino al mare superiore (il Mediterraneo). L’ideologia imperiale è
sicura e monolitica: il re è tale in quanto vincitore, e si proclama
dio della sua terra. La divinità di Akkad è Ishtar, simile ad Afrodite,
mentre la divinità sumerica egemone è Enlil, re degli dei; fra dei però
non c’è conflitto, ma si crea un sincretismo religioso.
Dopo il
crollo dell’impero neosumerico di Ur e una crisi generalizzata, il
quadro ritrova una stabilità all’inizio del II millennio, con l’emergere
di Babilonia a potenza egemone. Il re babilonese si presenta come il
buon pastore del suo popolo, che rimette i debiti tramite periodici
editti di amnistia, strumenti propagandistici che si rivelano di scarsa
efficacia. Espressione del «re giusto» sono anche le tabelle che fissano
i prezzi, e i codici legali, di cui il più famoso è quello di Hammurabi
(1792-1750 a.C.), una stele di diorite alta due metri, quasi
interamente coperta da circa 300 casi: «I poveri, le vedove e gli orfani
sono posti sotto la tutela dello Stato. Le donne sono protette contro i
maltrattamenti del marito. In favore dei lavoratori viene alzato il
salario e sono stabiliti i giorni di riposo annuali...». Pare si sia
trattato, però, di un monumento all’illuminata guida del sovrano, più
che di un corpus di norme realmente applicate.
Con il saccheggio
ittita di Babilonia nel 1595 a.C. inizia la fine della dinastia
babilonese, a cui il colpo di grazia viene dato dall’espansione assira.
Il re Tukulti-Ninurta nel 1243 a.C. conquista Babilonia, e porta via
come bottino le tavolette letterarie, fondando una biblioteca ricca di
manoscritti babilonesi, e cancellando così ogni distinzione fra le due
culture. All’inizio del primo millennio in Mesopotamia sono arrivati gli
Aramei e i Caldei, in conflitto fra loro; di questa situazione
approfitta l’Assiria, che fra il 745 e il 612 estende il suo dominio su
tutto il Vicino Oriente: nel suo palazzo a Ninive, Assurbanipal
raccoglie una grande biblioteca di cinquemila tavolette (oggi a Londra),
che conservano tutta la cultura mesopotamica fino a questo periodo. Il
testo letterario più famoso è l’ Epopea di Gilgamesh , leggendario re di
Uruk che parte alla ricerca dell’immortalità dopo la morte dell’amico
Enkidu. Giunto ai confini del mondo, incontra l’unico sopravvissuto al
Diluvio — un evento fra mito e storia di cui parla anche la Bibbia. Dopo
la morte di Assurbanipal, disordini dinastici permettono l’ascesa di un
funzionario babilonese, Nabopolassar, che fonda nel 626 una nuova
dinastia. Intanto, dall’Iran scendono i Medi, popolazioni tribali che,
alleandosi con i Babilonesi, attaccano l’Assiria fino a conquistare
Ninive nel 612. Lo storico greco Ctesia imputa il crollo dell’impero
assiro all’eccessiva lussuria ed effeminatezza di «Sardanapalo», anche
se si tratta di una semplificazione che diremmo «orientalista». Pare
tuttavia che presso i Mesopotamici davvero l’amore libero godesse di
grande dignità come qualcosa che migliora la vita, senza freni di tipo
morale o religioso.
Dopo la disfatta dell’Assiria, Babilonia ed
Egitto si affrontano nel 605 a Karkemish, dove il figlio di
Nabopolassar, Nabucodonosor II, sconfigge le forze egizie; poco dopo il
giovane re inizia una serie di campagne militari, conquista la Giudea e
Gerusalemme, e ne deporta la popolazione (il cosiddetto «esilio
babilonese» degli Ebrei). Babilonia, gigantesca e monumentale, si
presenta come il centro dell’universo. Le mura e i giardini pensili sono
fra le meraviglie del mondo. Famose sono la porta di Ishtar, decorata
da figure di tori, leoni e draghi, e la ziggurat del dio Marduk, che
ispira la storia della Torre di Babele. Nel 539 la conquista Ciro, re
dei Persiani, che dominano fino all’arrivo dei Macedoni. Alessandro
entra in città il 22 ottobre 331 e qui muore nel 323, al rientro dalle
sue campagne. La Mesopotamia esercita un potente influsso sui
conquistatori occidentali, e le sue rivoluzioni perdurano a lungo, dopo
la caduta degli imperi.