Corriere 9.10.16
L’attacco di Camusso al governo: «Spesi 18 miliardi per creare qualche migliaio di posti di lavoro»
La leader Cgil alla Biennale delle Coop: è una sproporzione
di Raffaella Polato
BOLOGNA
« Questo Paese ha speso 18 miliardi per permettere al presidente del
Consiglio di dire che ha qualche centinaia di migliaia di posti di
lavoro in più». Non sono pochi (i posti di lavoro): Susanna Camusso
dovrebbe apprezzare. È la segretaria della Cgil, la creazione e la
crescita dell’occupazione stanno quasi per statuto tra le priorità di un
leader sindacale. Il problema è che, dopo aver passato gli anni della
Grande crisi a chiedere ai vari esecutivi di investire per frenare
proprio l’emorragia occupazionale, oggi non può applaudire
all’inversione di tendenza perché — dice — «c’è una sproporzione tra le
risorse impiegate e i risultati che il governo accredita a sé».
Camusso
non nomina nemmeno per sbaglio Matteo Renzi. Forse però la distanza che
separa lei e il premier non è mai stata tanto evidente quanto qui, ora,
sul palco bolognese della Biennale dell’economia cooperativa. Si sta
parlando di lavoro, di giovani, di futuro. Il socio-politologo Ilvo
Diamanti ha appena lanciato una serie di provocazioni (concretissime)
che hanno scatenato applausi. Una riguarda tutti, e si chiama tappo
social-generazionale: «Il 70% degli italiani ritiene che per avere un
futuro i giovani se ne debbano andare. Hanno una sola altra possibilità:
far fuori noi, i padri». L’altra, punta al cuore dei sindacati:
«Concentrati attorno ai propri vertici hanno perso, come i partiti, il
contatto con la società».
Diamanti la chiama «leaderizzazione» e,
poco dopo, il numero uno di Unipol Carlo Cimbri allargherà il tema
all’Europa: a sua volta così lontana dagli europei, così concentrata
sulla propria burocrazia, così incapace di «visione» da non capire che
«se alla politica monetaria non si affianca un’armonizzazione delle
politiche fiscali, degli investimenti e del lavoro gli effetti saranno
devastanti». Camusso condividerà. Intanto è però il sasso gettato da
Diamanti a monopolizzare l’attenzione in sala. Lei lo schiva, si
aggancia al nodo giovani-futuro, sposta il tiro. Va su Palazzo Chigi.
Sul
Jobs act, sulla legge delega sul lavoro. Boccia tutto di nuovo. Certo,
18 miliardi sono una cifra enorme: «Ma non sono stati spesi in progetti
specifici per creare lavoro». Vero, i posti creati non sono briciole:
«Ma hanno spostato solo dello 0,1% il tasso di disoccupazione. E ne ha
beneficiato prevalentemente la fascia over 50, mentre la condizione dei
giovani è spesso peggiorata: sono passati dai contratti atipici ai
voucher, all’inseguimento di un buono dal tabaccaio».
Renzi
potrebbe replicare oggi direttamente a Bologna, se trovasse spazio in
agenda per accettare l’invito del presidente Legacoop Mauro Lusetti. Nel
frattempo, ci pensa un caustico Giuliano Poletti: «Evidentemente con
Camusso abbiamo un’idea diversa di “risultato importante”. Per me 558
mila nuovi posti di lavoro lo sono. Tanto più dopo averne perso un
milione negli anni precedenti» .