Corriere 8.10.16
Margrethe Vestager, commissaria europea per la concorrenza
«Sulle tasse ai big americani non ci fermiamo, fino in tribunale»
«Iliad in Italia? Contano gli investimenti»
Stefano Montefiori
di
 PARIGI La «regina Margherita» sta diventando una delle rare personalità
 popolari dell’Unione Europea. Margrethe Vestager, 48 anni, commissaria 
per la concorrenza, già femminista e più giovane ministro nella storia 
danese (a 29 anni), oltre a dare l’ispirazione ai creatori della serie 
tv scandinava Borgen per il personaggio di Birgitte Nyborg e a postare 
su Twitter le foto dei suoi elefantini fatti a maglia, ha soprattutto 
sostituito le lunghe contrattazioni del suo predecessore Joaquin Almunia
 con metodi molto determinati. Dopo essersi interessata a Google (tre 
volte), Amazon, Fiat, McDonald’s, Gazprom e Starbucks, lo scorso agosto 
Vestager ha chiesto 13 miliardi di euro di tasse non pagate ad Apple, 
affrontando senza scomporsi le reazioni stupefatte dall’altro lato 
dell’Atlantico. L’abbiamo incontrata ieri, assieme ad altri giornalisti 
europei, alla fine dei due giorni di dibattiti che hanno celebrato i 20 
anni del Jacques Delors Institute e segnato il passaggio di consegne dal
 fondatore al nuovo presidente Enrico Letta.
Commissaria Vestager,
 è consapevole del ruolo che sta acquisendo a livello europeo? Nel 
momento di sfiducia nelle istituzioni e di incertezza sul futuro 
dell’Unione, le sue azioni a tutela della concorrenza e dei consumatori 
sono tra le poche a sembrare incisive, a esprimere un vero potere. Sente
 una nuova responsabilità?
«Ho il privilegio di dedicarmi a 
qualcosa che è importante per me. Lavoro con tanti avvocati ed 
economisti, sono tutti molto tecnici, ma in fondo cerco solo di rendere 
il nostro mercato più giusto. Forse i cittadini europei si accorgono che
 qualcuno ci prova, a impedire che certi accordi vengano fatti di 
nascosto, sopra le loro teste. Forse capiscono che proviamo a 
contrastare chi decide prezzi, o quote di mercato, o favori che alcuni 
Stati fanno solo ad alcune aziende e non ad altre. Vedo che ci sono 
molte reazioni positive, persone che ci scrivono e ci sostengono. Ecco, 
non ci riempiono le cassette delle lettere quando magari ci occupiamo di
 un programma di energie rinnovabili in Germania. Che è utile, ma non ha
 la stessa risonanza».
È da poco tornata da un viaggio negli Stati Uniti, si aspettava la durezza della reazione americana?
«C’era
 da aspettarselo perché il sistema americano è molto diverso da quello 
europeo. Abbiamo la stessa impostazione quanto all’anti-trust, ma in 
Europa decenni fa noi abbiamo aggiunto il controllo sugli aiuti di 
Stato. Gli Stati membri non possono influire sulla concorrenza, al 
contrario di quel che accade in America, dove è molto comune negoziare 
con uno Stato il livello della tua imposizione fiscale per raggiungere 
un accordo e magari spostare lì la sede della tua compagnia. Sono felice
 di essere andata in America a spiegare che quel tipo di comportamento, 
in Europa, è illegale. Ho incontrato il segretario del Tesoro Jack Lew 
ed esponenti del Congresso. Almeno i disaccordi saranno sulla realtà, e 
non sui malintesi».
Teme che ci possano essere delle forme di rivalsa degli Stati Uniti nei confronti delle aziende europee?
«Quel
 che abbiamo in comune tra Stati Uniti e Europa è che entrambi agiamo 
sulla base di leggi, e questo è fondamentale. Andremo avanti, la nostra 
azione nei riguardi di Apple verrà contestata in tribunale, verrà messa 
alla prova della legge, e sono assolutamente fiduciosa che gli Stati 
Uniti in casi simili agiranno in base agli stessi standard».
A che punto è l’azione nei confronti di Google?
«Ci
 sono tre indagini in corso, l’ultima è quella su AdSense, poi c’è il 
caso dei risultati delle ricerche che favoriscono il suo servizio di 
shopping online e l’uso di Android per mantenere la posizione dominante.
 Andiamo avanti».
Che cosa pensa della fusione in programma tra Bayer e Monsanto?
«Esercitiamo
 il controllo sulle fusioni cercando di verificare sempre la stessa 
cosa, sia che ci occupiamo di cioccolata o di pesticidi: un eventuale 
danno alla concorrenza. Controlliamo che i consumatori continuino a 
godere di capacità di scelta, innovazione, prezzi diversi. Lo abbiamo 
fatto per Dow-Dupont o per ChemChina-Syngenta. Su Bayer e Monsanto 
vedremo».
E di Microsoft che compra LinkedIn?
«Finora i dati
 personali non sono stati la nostra principale preoccupazione, ma 
tendiamo a guardare sempre di più se hanno un effetto sulla concorrenza.
 Avere una grande quantità di dati di per sé non è un problema, ma lo 
diventa se influisce sulla competizione».
Con l’arrivo di Iliad in Italia sono sciolte le riserve sul mercato della telefonia mobile?
«La
 cosa importante di Iliad in Italia sono gli investimenti. C’è un futuro
 da creare, vediamo come viene messa in pratica la decisione di entrare 
nel mercato. H3G e Wind hanno scelto Iliad come remedy taker ed è 
un’ottima soluzione perché Iliad ha una cultura molto competitiva. Basta
 guardare a che cosa ha fatto in Francia, c’è più scelta e qualità. In 
Italia due aziende ora possono fondersi e allo stesso tempo c’è un 
nuovo, forte player come Iliad. Tutto questo andrà a beneficio dei 
cittadini italiani».
 
