Corriere 5.10.16
Turchia, purghe a oltranza Cacciati 13 mila poliziotti
Il governo Erdogan vede ovunque l’ombra dell’imam Gülen
di Monica Ricci Sargentini
ISTANBUL
C’è un fantasma che si aggira per la Turchia ed è quello di Fethullah
Gülen, il predicatore islamico accusato di essere l’ideatore del fallito
colpo di Stato, il 15 luglio scorso, e di aver creato uno «stato
parallelo» con migliaia di seguaci infiltrati nelle forze di polizia,
nell’esercito, nella pubblica amministrazione e negli organi di
informazione. Non c’è turco che dubiti della sua colpevolezza e lo
scetticismo europeo viene vissuto come l’ennesima prova di un
pregiudizio tutto occidentale nei confronti della Turchia. Qui si
appendono bandierine a ogni angolo delle strade, si producono libretti
informativi e documentari su Feto , come viene chiamata l’organizzazione
terrorista di Gülen, e si onorano i martiri, le 240 persone morte la
notte del 15 luglio per salvare la democrazia. E le purghe? Le oltre 90
mila persone licenziate? I 32 mila sospetti terroristi in carcere?
All’inizio la dura reazione delle forze dell’ordine è stata vista come
una dolorosa necessità anche dai partiti di opposizione che si sono
stretti intorno al governo appoggiando, senza se e senza ma, la
proclamazione dello stato di emergenza. Oggi, però, quella fragile unità
vacilla sotto i colpi dei licenziamenti e degli arresti di massa.
Soltanto nella giornata di ieri, per fare un esempio, le autorità turche
hanno sospeso 12.801 poliziotti, accusati di essere gulenisti. La
scorsa settimana sono state chiuse 12 stazioni televisive per propaganda
terrorista. Feto , Isis o Pkk non importa, tutte sono considerate una
minaccia alla sicurezza nazionale dello stesso livello. Una di queste
tv, la Imc , ha continuato ad andare in onda e la polizia ieri ha fatto
irruzione negli studi mentre era in corso un dibattito sulla libertà di
espressione. Tra le emittenti colpite dal provvedimento c’è anche Zorok
Tv , un canale per bambini che trasmette cartoni animati doppiati in
curdo. Che le purghe stiano passando il limite lo pensa Kemal
Kiliçdaroglu, il leader del Chp, il principale partito di opposizione,
che ha detto di aver ricevuto 30 mila reclami da persone licenziate o
arrestate: «Il fine non è più mettere in carcere i gulenisti. Il golpe è
diventato un’opportunità per silenziare l’opposizione. Siamo in un
momento in cui tutti vengono messi a tacere».
Nella sede della Cnn
Türk a Istanbul la porta girevole ha ancora il vetro spaccato, a eterno
memento di quando i soldati golpisti hanno fatto irruzione
nell’edificio. La televisione, un tempo ostracizzata da Erdogan, oggi
vive un nuovo stato di grazia dopo aver trasmesso in diretta la notte
del golpe il messaggio di Erdogan su Facetime : «Siamo diventati parte
della Storia» dice il direttore delle news, Ferhat Boratav, che però non
nasconde la preoccupazione per la decisione di estendere di 3 mesi lo
stato di emergenza. «Così gli abusi si moltiplicheranno». E i processi?
«Dubito che la Turchia si possa permettere di portare in giudizio decine
di migliaia di persone. Finirà che queste persone diventeranno dei
paria. Per loro si parla già di programmi di de-radicalizzazione».
Alla
tv pubblica Trt l’open space da cui la conduttrice Tijen Karas è stata
costretta a leggere la dichiarazione dei golpisti è stato ribattezzato
«Lo studio della Nazione», in omaggio alla reazione del popolo la notte
del golpe. In redazione si respira un’aria da day after . Su 9 mila
dipendenti 330 sono stati licenziati in tronco. Anche loro sospetti
gulenisti. E nessuno ha protestato. Per finire nel mirino basta avere
sullo smartphone l’app ByLock, messa a punto dai membri
dell’organizzazione per comunicare tra di loro. «Potremo respirare di
nuovo solo quando tutti i gulenisti saranno arrestati» dice Mehmet
Akarca, nuovo direttore generale del Dipartimento per l’informazione e
l’editoria che fa capo all’ufficio del primo ministro. «Quella notte
pensavo che saremmo stati tutti uccisi — racconta —. Voi sottovalutate
la minaccia di Gülen, lui vuole impadronirsi dell’universo».