Corriere 5.10.16
Zanda: l’intesa sulla legge elettorale va cercata prima delle urne
«Era meglio tornare al Mattarellum»
Il ballottaggio? È caro alla sinistra
intrvista di Monica Guerzoni
ROMA «Il Sì farà bene all’Italia».
Non sono in vantaggio i No, presidente Luigi Zanda?
«Il vero sondaggio sarà il 4 dicembre».
E se il 5 dicembre il capogruppo del Pd al Senato si svegliasse nell’Italia del No?
«Credo
che avremo una sorpresa forte. Giro molto e prevedo un’affluenza
importante, un risultato netto a favore del Sì e una legislatura che
finirà nel 2018».
Per Napolitano è stato un errore non puntare da subito sui contenuti della riforma.
«Renzi ha iniziato la campagna con un eccesso di personalizzazione e, cosa rara, lo ha pubblicamente riconosciuto».
Al Sud il No è in vantaggio.
«Dobbiamo
rimettere la discussione sui binari giusti. Parlare con le persone,
spiegare che con un’Europa a pezzi, con la crisi economica, il dramma
dei migranti e i nazionalismi che avanzano, noi abbiamo il dovere di
costruire le regole per un Paese moderno. Se nel dopoguerra l’Italia non
avesse fatto la Costituzione, non avremmo avuto né il boom, né la pace
sociale».
Dicendo che il referendum si vince con i voti della destra, state disegnando il partito della nazione?
«I
referendum richiedono maggioranze trasversali e quella trasversale per
eccellenza è il No, che unisce D’Alema, Grillo, Salvini, Berlusconi. Per
partito della nazione intendo il popolo che si oppone ai partiti
antisistema».
State studiando una legge elettorale per fermare Grillo?
«È
sbagliato fare leggi elettorali a vantaggio o contro qualcuno. Ma oggi
c’è un’ampia domanda di modificare una legge che, peraltro, non abbiamo
ancora mai usato».
Renzi aveva aperto ma ora frena. Ci sono le condizioni per cambiare l’Italicum?
«Penso
che si possano creare, ma è necessario che vengano meno gli egoismi dei
partiti. Zagrebelsky sostiene il contrario, io non sono d’accordo».
I numeri al Senato ci sono?
«Al
Senato i voti bisogna sempre cercarli, ma si può iniziare a discuterne
prima del referendum. Personalmente avrei preferito se la Corte
costituzionale avesse dichiarato la totale incostituzionalità del
Porcellum, rimettendo in campo il Mattarellum».
Una scelta che ricompatterebbe il Pd, visto che la minoranza ha presentato un Mattarellum 2.0.
«Non
dobbiamo escludere nulla, ma serve trovare una maggioranza. Con Bersani
segretario e Monti al governo lavorai quasi un anno assieme a
Migliavacca e Violante per cambiare il Porcellum».
Le piace il modello greco di Orfini, Orlando e Verducci, che elimina il ballottaggio?
«È
un contributo al dibattito. Oggi il tema è la stabilità, il
centrosinistra ha sempre avuto a cuore il ballottaggio e per cambiarlo
bisogna trovare formule che la garantiscano».
Perché sul premio alla coalizione avete frenato?
«L’Italia
negli ultimi tempi non ha mai avuto grande fortuna con le coalizioni.
Prodi è stato fatto cadere da Mastella, l’Idv e Sel sono entrati col Pd
in Parlamento e poi ci hanno lasciato. E queste scelte non aiutano la
stabilità».
Dovrete arrivare a compromessi con Verdini.
«L’Italicum nasce con un’alleanza vasta e per cambiarlo dobbiamo cercare una maggioranza più vasta possibile».
Per D’Alema l’unica garanzia per cambiare l’Italicum è la vittoria del No.
«Con gli slogan non si cambia l’Italicum».
Cosa ha pensato quando ha visto la foto della Raggi sul tetto del Campidoglio?
«Che
è una donna sola. Intorno non ha la città, non ha il partito, non ha
l’opinione pubblica. E da soli non si possono affrontare i problemi
gravissimi della Capitale».