lunedì 3 ottobre 2016

Corriere 3.10.16
Sul caso di Ilaria Capua un Parlamento sciatto
di Pierluigi Battista

Che pena, la sciatteria con cui il Parlamento ha lasciato passare, come una noiosa incombenza da sbrigare in fretta per re-immergersi nel chiacchiericcio politico, le dimissioni della scienziata Ilaria Capua, accusata di reati mostruosi e prosciolta senza che possa restare la benché minima ombra sui suoi comportamenti. Che tristezza, questi parlamentari mediocri e inconcludenti che non riescono nemmeno a capire la tragedia di un Paese che costringe una scienziata infamata a fuggire per fare ricerca altrove, in cui qualche magistrato per un quarto d’ora di notorietà imbastisce procedimenti giudiziari privi di ogni riscontro fattuale ma destinati al massimo clamore mediatico prima dell’inevitabile, desolante flop, e nel quale un giornale come l’ Espresso partecipa al linciaggio di una persona con la copertina che addita al pubblico ludibrio i «trafficanti di virus».
Non era vero niente. La macchina della fanghiglia mediatico-giudiziaria ha colpito Ilaria Capua con una violenza feroce. E ora i parlamentari non dicono una parola, non un soffio, non un minimo soprassalto d’orgoglio, nell’accettare silenti il desiderio di una persona perbene di andarsene da questo Paese. Non prestano nemmeno un po’ di attenzione all’enormità di questo fatto. Al pari della quasi totalità del nostro sistema giornalistico fanno finta di niente, si girano dall’altra parte, non si chiedono come possa accadere un’ingiustizia così aspra in quella che veniva retoricamente definita la Patria del diritto e che invece dello Stato di diritto, e del rispetto delle persone, è diventata la tomba. Non si interrogano su niente, sperano di concludere la pratica delle dimissioni della Capua con il minimo sforzo. E che valore avrebbe avuto invece un rappresentante delle istituzioni, del governo, del Parlamento, di chi dovrebbe rappresentare l’unità nazionale, che si fosse alzato in piedi per difendere non solo la persona di Ilaria Capua, indicata senza prove d’essere una «trafficante di virus», ma le ragioni del diritto, della decenza, del rispetto per le persone che non possono essere massacrate senza difesa, aspettando un sacco di tempo prima che venga individuata la vera base di accuse tanto gravi: il nulla assoluto. E invece la scienziata Capua se ne va, nessuno paga in una magistratura superficiale a affamata di riflettori, di una stampa che va in branco contro la preda designata. Un’occasione perduta. Un cervello che se ne va. Compimenti.