Corriere 3.10.16
Renzi cerca di compattare il Pd: in due mesi ci giochiamo vent’anni
La direzione del partito e poi la manifestazione in piazza
Bersaniani diffidenti
di Marco Galluzzo
ROMA
Due giorni fa sono stati i voti della destra: senza il consenso degli
elettori che di solito sono avversari, il referendum non passa, ha detto
Matteo Renzi, suscitando anche critiche, soprattutto nel suo partito.
Ora è la volta dei giovani, che fuori dalle scuole «vengono avvicinati
spesso da persone che parlano di deriva autoritaria»: che hanno dunque
bisogno di essere aiutati a votare con coscienza, è la conclusione del
premier.
Di prima mattina Renzi interviene alla scuola di
formazione politica del Pd, si dice soddisfatto perché dal suo dibattito
con Gustavo Zagrebelsky sarebbe emerso «con chiarezza che non esiste
deriva autoritaria». Attira l’attenzione su un altro tema: quello del
voto delle classi giovani. «Abbiamo bisogno di recuperare e di un
impegno capillare dei più giovani. C’è bisogno di prendere tutte le
scuole, i licei».
«Prendere» le scuole, i licei, è gergo politico,
che si traduce in indicazioni pratiche che lo stesso Renzi fornisce ai
giovani del Pd: sul referendum «ci giochiamo in due mesi i prossimi
vent’anni. È una sfida pazzesca», e anche per questo «dovete creare
almeno 20 comitati per il Sì a testa, dovete andare nelle scuole del
vostro territorio, nelle università, dove ancora non ci siamo, senza
polemica, entrando nel merito, a spiegare la riforma».
È un
appello alla mobilitazione, come ha già fatto con i ministri del suo
governo, consigliando a tutti un maggiore impegno. Che al suo interno
contiene anche un appello all’unità. Il 29 ottobre, a piazza del Popolo,
nella Capitale, Renzi ha deciso di fare una manifestazione e spera di
portare «tutto il partito e tutte le sue bandiere». E fra dieci giorni
ci sarà la direzione del Pd, «nel corso della quale parleremo di tutto,
anche di legge elettorale» (assicura in uno scambio di lettere con
Gianni Cuperlo pubblicato dall’ Unità ), nella speranza che il partito
ritrovi un indirizzo unitario, superando le divisioni interne. Anche se
le prime reazioni del gruppo che fa riferimento a Bersani sono nel segno
della diffidenza.
Nel caso dei giovani, degli studenti, è
indubbio che possono fare la differenza: molti votano per la prima
volta; in tanti sono influenzati da talk show, aggiunge Renzi, dove
vigono le regole di «una società della post verità. Non esiste la
verifica reale dei fatti e chiunque può dire qualunque cosa». Per
esempio che la Costituzione sarebbe perfetta così: «È un organismo vivo,
non un cimelio da onorare».
Ma la mobilitazione sta scattando
anche per gli altri. Il leader della Lega, Matteo Salvini, annuncia che
dal 13 novembre inizierà un tour in camper per l’Italia: «Il No guarda
al futuro e alla democrazia: la riforma cancella la libertà, per i
prossimi 50 anni, di votare su ogni idiozia che arriverà dall’Europa», è
la sintesi di Salvini. Che considera il No un fatto «di sopravvivenza,
di legittima difesa», da parte di «gente che non vuole essere serva di
nessuno, né della Merkel, né di Napolitano, né di Monti».
Forza
Italia invece fa muro contro la possibilità che Renzi presenti una
proposta di modifica della legge elettorale entro la fine del mese,
anche per togliere alibi agli avversari. La sintesi di Renato Brunetta:
«L’ha definita la legge migliore del mondo, ora fa la mossa del
disperato, non accetteremo mai nessun confronto prima del voto del 4
dicembre».