lunedì 31 ottobre 2016

Corriere 31.10.16
La leader coreana, la sciamana e le «otto fate» È crisi a Seul
di Guido Santevecchi

PECHINO Migliaia di sudcoreani sono scesi in piazza a Seul per chiedere le dimissioni di Park Geun-hye, la prima presidente donna nella storia della Repubblica. E a portarla sull’orlo del ritiro o dell’impeachment è il rapporto con un’altra donna: una cara amica, Choi Soon-sil, consigliera occulta, che le scriveva o correggeva i discorsi, aveva accesso a documenti riservati, compresi quelli sulla politica nei confronti della Nord Corea, pare le scegliesse anche i vestiti suggerendole i colori più adatti in base ai giorni della settimana. In più questa figura oscura che la stampa coreana definisce «una sciamana, una nuova Rasputin» è accusata di aver sfruttato il suo potere di controllo sulla presidente per estorcere somme importanti ai gruppi industriali del Paese, compreso Samsung. Denaro, si parla di 69 milioni di dollari, convogliato in due fondazioni che lei aveva creato e amministrava.
La corruzione non è un fenomeno nuovo per la Corea del Sud, ma questa volta c’è in più l’aspetto dell’occultismo: Choi Soon-sil, 60 anni, è figlia di una sorta di santone, Choi Tae-min, ex poliziotto durante l’occupazione coloniale giapponese, poi diventato monaco buddista, transitato nel cattolicesimo e infine fondatore della setta religiosa della «Vita Eterna», sposato sei volte. Il vecchio Choi era entrato in contatto con Park Geun-hye nel 1974, quando la futura presidente aveva 22 anni. Era un momento tragico per Park: la madre era appena stata uccisa in un attentato che aveva come obiettivo il marito Park Chung-hee, generale diventato presidente con un golpe. Il santone avvicinò la ragazza, quarant’anni più giovane di lui, sostenendo di aver ricevuto la visita dell’anima della mamma morta. Da allora pare che si fosse impossessato della mente (e i più feroci censori dicono anche del corpo) della giovane Park. In quel periodo nacque anche l’amicizia tra Park Geun-hye e la figlia del santone-sciamano.
Park padre, il dittatore che aveva preso il potere nel 1961 e spinto la Corea del Sud verso la modernizzazione industriale, fu assassinato nel 1979 dal capo della Kcia, come si chiamava allora il servizio segreto di Seul. E questi in tribunale disse di aver agito anche per liberare il Paese dall’influenza del corrotto sciamano Choi.
Una storiaccia complicata, con l’amica Choi che alla morte del padre, nel 1994, avrebbe ereditato l’ascendente fatale nei confronti della futura presidente. Le avrebbe creato intorno una rete di «otto fate». Ora la stampa di Seul scrive che la consigliera segreta, senza avere alcun nulla osta di sicurezza nè incarichi ufficiali, avrebbe ricevuto in anticipo 44 discorsi e documenti presidenziali tra il 2013 e il 2014; è spuntato un video nel quale alti funzionari della Casa Blu, il palazzo del potere di Seul, si inginocchiavano davanti alla «Nuova Rasputin». All’inizio Park ha negato tutto, poi, mano a mano che le rivelazioni si accumulavano, è comparsa in tv, si è inchinata e ha chiesto scusa per gli «errori di giudizio». Ha detto che Choi le dava solo «opinioni e pensieri personali» e aiutava nella formulazione migliore delle frasi. Altre rivelazioni: in realtà ogni giorno dalla Casa Blu documenti riservati venivano recapitati all’amica Choi, che evidentemente tra le «otto fate» aveva inserito anche funzionari statali importanti.
Le scuse di Park sono state inutili, il suo indice di popolarità è crollato al 17%, il 40% dei sudcoreani vorrebbe le sue dimissioni, anche esponenti del suo partito la invitano a lasciare e intanto a formare subito un nuovo governo di coalizione che coinvolga l’opposizione. La presidente ha (avrebbe) ancora un anno di mandato ma vacilla.
Sabato notte in piazza tra i circa 20 mila manifestanti che scandivano «Park via subito» molti indossavano maschere di Park e di Choi, con la consigliera che manovra la donna al vertice della Repubblica come una marionetta, con i fili.
Ieri Park ha fatto dimettere otto funzionari della Casa Blu coinvolti nella vicenda. La polizia sta conducendo una serie di perquisizioni nelle abitazioni degli uomini della Casa Blu.
Choi la sciamana era fuggita in Germania. È tornata ieri a Seul. Il suo avvocato dice che è pronta a collaborare nelle indagini «per fugare i fantasmi».