Corriere 31.10.16
L’enciclopedia di Pulcinella unico possibile eroe umano di Gianluigi Colin
«Essendo
mito, questo Pulcinella è atemporale, continuamente nasce e muore, è
anzi imparentato con tutto ciò che nasce e muore, è un disegno
delicatamente inquietante, ci mostra un Pulcinella che si appresta a
rubare la clessidra della morte; perché fantasma immortale, Pulcinella è
insieme stolto e sapiente, è eroe e vigliacco, forse l’unico eroe
umanamente possibile». Così Giorgio Manganelli, nel 1984 sul «Corriere
della Sera», a commento dell’uscita per Longanesi di Pulcinellopedia
(piccola) di Luigi Serafini. Parole perfette per un libro che colpì per
la qualità del disegno e per l’inedita forza narrativa intorno alla
figura della celebre maschera napoletana. Maschera (in verità più
italiana che mai) che oggi trova nuova vita in un libro pubblicato da
Rizzoli, Pulcinellopaedia Seraphiniana , e che, proprio da personaggio
mitico, restituisce ancor di più il senso custodito nelle parole di
Manganelli.
Chiunque conosca i lavori di Luigi Serafini sa bene
come tutta la sua produzione artistica (ma, dovremmo dire, la sua stessa
vita, fatta di pittura, scultura e incursioni nel design) sia permeata
da un misto di ironia e dissacrazione visionaria, di ricerca della
perfezione (maniacale il suo modo di disegnare a matita) unita alla più
felice e liberatoria volontà di creare mondi immaginari. Metafisica,
Surrealismo, rottura delle regole e necessità di una (dis)ordinata
catalogazione convivono in questo raffinato e imprevedibile autore, che
già nel 1981 aveva stupito tutti (anche Umberto Eco e Roland Barthes)
con il suo Codex . Era il Codex Seraphinianus , ripubblicato da poco
anch’esso da Rizzoli: un libro unico, denso di disegni che ritraggono
figure impossibili, piante irreali, animali fantastici, una inedita
enciclopedia irresistibile e ipnotica, densa di richiami al mondo
classico e unita da un alfabeto «illeggibile» completamente inventato.
Un successo mondiale, un oggetto di culto, tanto che Amazon Usa ha
classificato il libro come «The Best of the Year 2013», nella categoria
Art & Design.
Da inventore di linguaggi, segni e figure
fantastiche, Serafini è ritornato sulle sue visioni (aggiungendo nuove
opere) per una rilettura del suo lungo percorso di invenzioni, e con
esso di una stagione fertile e felice: «Se con il Codex ho esplorato il
mio inconscio, con Pulcinella ho lavorato sull’inconscio collettivo,
direi della nostra stessa identità italiana», spiega.
Ma è proprio
così? L’enciclopedia Treccani disegna bene l’anima di Pulcinella:
«Pigro, vorace, perennemente affamato, opportunista, sfrontato,
chiacchierone, bastonatore spesso bastonato, è la personificazione
comica dell’abbandono popolaresco a tutti gli istinti». Certo, nel
Pulcinella della Commedia dell’Arte, oltre alla napoletanità, convivono
tratti potenti e non sempre edificanti: l’esuberanza un po’
cialtronesca, il totale disincanto, ma anche lo spirito ironico e la
generosità mescolata a una filosofia pratica che conduce al sapersi
arrangiare sempre.
Strutturata più come una Suite musicale,
scandita in nove scene con tanto di «Overture», «Andante sostenuto», «De
profundis», «Allegro assai» e con «Apoteosi finale», la
Pulcinellopaedia di Serafini scava sui tratti simbolici della maschera.
Ogni disegno diventa un simulacro, un lamento metafisico, una visione
del mondo. Troviamo nella «Scena Prima» un Pulcinella che nasce da due
seni materni deposti in un mare di «munnezza». E da qui, un fiorire di
surreali architetture emotive, provocazioni e testimonianze d’amore,
dove il «Nostro» diventa generatore di se stesso, in una moltiplicazione
di maschere e ibridazioni con animali (il Pulcinella lama o elefante)
per arrivare a un Pulcinella che su un water sospeso tra le nuvole
espelle una quantità infinita di signori in giacca e cravatta con tanto
di ventiquattrore: camminano in fila, ma ogni tanto si esercitano in una
piroetta, quasi a dichiarare che, dietro l’apparenza dell’ordine
costituito, l’anima vera resta sempre quella dell’irriverente maschera
napoletana.
Il libro termina con la «Scena nona» nell’«Apoteosi in
zona monumentale con l’avvistamento del Pec», ovvero il «Punto
esclamativo celeste». E Serafini lo disegna, il grande punto
esclamativo: lo imprime come un segnale divino che appare nel cielo. Ma
Serafini, soprattutto, non smette mai di giocare, di creare un sottile
filo di allegra tensione, ma anche di costante inquietudine.
Così,
l’autore, (con un coautore immaginario, «P. Cetrulo», cioè lo stesso
Pulcinella) presenta i nuovi disegni che tracciano il segno dello
scorrere del tempo e della sopravvivenza del mito: non a caso Pulcinella
si incontra con i supereroi Batman e Superman: «Veri prosecutori della
Commedia dell’Arte, con le loro maschere, i loro travestimenti», ricorda
Serafini. E conclude: «Per l’occasione si è fatto accompagnare da una
macchina anatomica della Cappella San Severo (in libera uscita) e da
Totò, ovviamente con tanto di livella...». Ancora una volta vita e morte
si intrecciano, e Pulcinella, come ci ricorda Manganelli, si afferma
come nostro e unico «eroe umanamente possibile».