Corriere 31.10.16
Dissidio sulla Brexit. La Banca d’Inghilterra finisce nella tempesta
Il governatore Carney non accetta di dimettersi
di Marco Sabella
I
 «falchi» pro Brexit nel governo e nel Partito Conservatore vorrebbero 
la sua testa. Non gli perdonano la politica monetaria e una visione 
giudicata «catastrofista» delle prospettive dell’economia britannica 
dopo il sì al referendum sull’uscita dall’Unione europea. Ma il 
governatore della Bank of England (BoE), Mark Carney, sarebbe pronto a 
contrattaccare: non solo non avrebbe intenzione di dimettersi ma, 
secondo quanto riporta il Financial Times , sarebbe deciso a chiedere di
 restare in carica non solo fino al 2018, come si era impegnato a fare 
al momento di accettare l’incarico, tre anni fa, ma fino al 2021, come 
prevede il mandato di otto anni. Carney, economista e banchiere, 
canadese (primo governatore non britannico da quando la Bank of England è
 stata fondata, nel 1694) ha assunto la carica di governatore della 
Banca di Inghilterra nel 2013, dopo aver guidato quella canadese, 
nominato dal Cancelliere dello Scacchiere George Osborne.
Tra i 
motivi che avrebbero spinto Carney a chiedere una proroga, il fatto che,
 a metà 2018, la Gran Bretagna si troverebbe in acque agitate, nel pieno
 delle trattative per l’uscita dall’Ue (che partiranno ufficialmente a 
marzo 2017, quando la premier britannica, Theresa May, ha promesso di 
attivare l’articolo 50, sul «divorzio» da Bruxelles). Ma la vera posta 
in gioco è l’indipendenza della Banca centrale dal governo.
Carney
 era stato criticato dalla stessa May all’inizio di ottobre, durante il 
congresso del Partito conservatore con l’argomentazione che i tassi di 
interesse troppo bassi praticati dalla BoE danneggiano i risparmiatori. 
In un’audizione alla Camera dei Lord, il governatore aveva sottolineato 
che la sua decisione in merito alla prosecuzione del mandato sarebbe 
stata «esclusivamente personale». A nessuno sfugge, tuttavia, che la 
tensione e la disparità di vedute con l’attuale dirigenza britannica 
hanno radici profonde, legate proprio alla Brexit. L’accusa di alcuni 
deputati conservatori, tra cui l’influente Jacob Rees-Mogg, è di avere 
politicizzato troppo il suo ufficio e di avere ecceduto nel dare una 
visione pessimistica per l’economia britannica del dopo Brexit. Carney 
si è dunque trovato in difficoltà nei giorni scorsi dopo i dati su una 
crescita trimestrale del Pil britannico migliore delle stime.
Tuttavia,
 dal momento della Brexit la sterlina si è svalutata del 17% contro il 
dollaro e il tasso di interesse di mercato per i prestiti a dieci anni è
 raddoppiato dalla metà di agosto fino all’attuale 1,15%. Di conseguenza
 gli economisti prevedono che la BoE nei prossimi giorni potrebbe 
sottolineare che la caduta della sterlina di questi mesi spingerà 
l’inflazione oltre il 2% programmato per il 2017 provocando un calo del 
reddito per le famiglie.
Di fronte a valutazioni così divergenti 
tra il governo e la Banca d’Inghilterra, la stampa britannica ha 
azzardato che Carney avrebbe potuto annunciare in settimana le sue 
dimissioni. Salvo poi dare notizia del possibile contrattacco: Carney 
non solo non lascia. Ma, forse, raddoppia.
 
